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Il vescovo bergogliano fischiato dal popolo di Trump, spaccatura nella Chiesa
17-03-2025, 11:23
Lo scorso 6 gennaio, con una mossa a sorpresa, Papa Francesco aveva improvvisamente accettato le dimissioni presentate due anni fa dall'Arcivescovo di Washington, il cardinale Wilton Daniel Gregory. Al suo posto, con una scelta da molti ritenuta azzardata, il pontefice ha designato il titolare della diocesi di San Diego, Robert Walter McElroy, anche lui munito della porpora concessagli da Bergoglio nel Concistoro del 2022. Tutto ciò accadeva a meno di due settimane dall'insediamento di Donald Trump ed era un segnale molto esplicito che il pontefice mandava al futuro inquilino della Casa Bianca. McElroy, infatti, è in assoluto il più bergogliano di tutti i vescovi statunitensi; un cardinale che non si è mai preoccupato di attaccare direttamente Trump e le sue politiche di contrasto all'immigrazione clandestina. La mossa del pontefice era stata ritenuta da tutti un effetto della decisione presa pochi giorni prima dal presidente eletto degli Stati Uniti di designare come nuovo ambasciatore Usa presso la Santa Sede l'ultraconservatore Brian Burch, presidente del movimento cattolico di estrema destra «Catholic Vote» e personaggio molto vicino all'area dello scomunicato monsignore Carlo Maria Viganò. Che tra la nuova amministrazione americana e il Vaticano sarebbero volati stracci lo si era capito già il 20 gennaio quando, alla cerimonia per il suo insediamento, Trump aveva invitato il cardinale di New York Timothy Dolan (un bergogliano della prima ora poi passato armi e bagagli nell'area conservatrice e con la sempre viva aspirazione di essere il primo pontefice statunitense della storia ndr) al posto del nuovo titolare di Capitol Hill. Nessuno però si sarebbe atteso un benvenuto a Washington più sgradito di quello riservato venerdì scorso al cardinale McElroy che, dopo più di due mesi, ha fatto il suo ingresso ufficiale nella capitale per prendere possesso della nuova diocesi che gli attribuisce anche i galloni di presidente della conferenza episcopale statunitense. Poco prima della Messa d'insediamento tenutasi nella Basilica dell'Immacolata Concezione, una folla di manifestanti ha atteso il nuovo arcivescovo con grida e cartelli che hanno ricordato il recente passato di McElroy, invocando a gran voce la revoca della sua nomina dalla sede più blasonata degli Stati Uniti. Tra le principali richieste dei manifestanti c'è quella rivolta al vicepresidente J.D. Vance di aprire in Senato un'indagine sul presunto uso improprio di cento milioni di dollari da parte della Conferenza episcopale degli Stati Uniti per il ricollocamento di migranti e rifugiati. Non solo, il cardinale McElroy è stato platealmente accusato di essere uno dei complici degli insabbiamenti sugli abusi perpetrati da Theodore McCarrick, l'ex arcivescovo di New York a cui Papa Francesco ha tolto la porpora nel 2019. Tra i manifestanti di venerdì scorso c'era anche Rachel Mastrogiacomo, una delle tante vittime delle molestie sessuali di cui è accusato padre Jacob Bertrand, incardinato nella diocesi di San Diego e sempre difeso dal cardinale McElroy quando era vescovo della diocesi californiana. McElroy, un porporato che ha sostenuto la necessità di consentire ai divorziati risposati e agli omosessuali di ricevere la comunione, che ha definito «un abominio» il muro ai confini con il Messico e uno «sceriffo dal sapore fascista» il nuovo presidente Usa, avrà sicuramente vita difficile con Trump alla Casa Bianca. C'è chi assicura, tra questi Steve Bannon, che il presidente degli Stati Uniti sia pronto a scrivere al Papa per chiederne la rimozione immediata. Anche a costo di compromettere le relazioni diplomatiche con la Santa Sede.
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Il Tempo
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