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Incubo economico per i dazi al 39%: la borsa crolla e anche il franco va ko, Svizzera nel caos
Oggi 04-08-25, 15:57
Non è un momento facile per la Svizzera, ancora sotto shock per l'inaspettato aumento del 39% dei dazi americani. Il 1° agosto, giornata della Festa Nazionale Svizzera nella quale si commemora la fondazione della Confederazione Elvetica nel 1291, i festeggiamenti sono stati turbati dall'introduzione delle nuove tariffe. Alla ripresa delle contrattazioni, gli effetti si sono subito fatti sentire sul fronte finanziario. L'indice Swiss Market della Borsa di Zurigo ha aperto oggi in calo del 2%, poi a fine mattinata ha ridotto le perdite, ma aleggia un certo pessimismo tra gli investitori. La banca svizzera UBS è arrivata a perdere il 3,3%, il gruppo del lusso Richemont l'1,5%, l'azienda farmaceutica svizzera Roche l'1,8%. Anche il franco svizzero ne ha risentito, perdendo terreno rispetto al dollaro e scendendo dello 0,6%. La valuta aveva già registrato un calo nelle prime contrattazioni di venerdì, ma aveva chiuso in rialzo dopo che i dati negativi sull'occupazione negli Stati Uniti avevano provocato un forte calo del biglietto verde. Si sono quindi sollevate preoccupazioni per l'economia elvetica, ed è scoppiata anche una polemica politica. La presidente Karin Keller-Sutter è accusata di aver gravemente sottovalutato l'accordo commerciale che pensava di poter garantire con l'amministrazione Trump. Altri critici puntano il dito contro la vasta industria farmaceutica del Paese per aver scatenato l'ira di Trump, che ha chiesto loro di abbassare il prezzo dei prodotti per i consumatori americani. Giovedì sera, secondo diverse fonti vicine alla situazione rivelate dal Financial Times, Keller-Sutter ha avuto una telefonata “disastrosa” con Donald Trump. La conversazione, durata 30 minuti, ha concluso oltre tre mesi e centinaia di ore di negoziati in cui i funzionari svizzeri credevano di essere sulla buona strada per ottenere un accordo simile a quello del Regno Unito, con un dazio del 10%. Invece, mentre la Svizzera celebrava la sua festa nazionale, Trump ha annunciato un'aliquota del 39%, una delle più alte al mondo. I media svizzeri hanno criticato aspramente Keller-Sutter: il SonntagsZeitung ha definito il fallimento dei negoziati il suo “più grande fiasco”, mentre il tabloid Blick è arrivato addirittura a parlare della più grande sconfitta della Svizzera dal 1515, quando perse la battaglia contro i francesi. I funzionari svizzeri sono stati colti di sorpresa perché erano stati indotti a credere che i colloqui con il rappresentante commerciale statunitense Jamieson Greer e il segretario al Tesoro Scott Bessent stessero procedendo bene e che fosse stato raggiunto un accordo provvisorio. Ad aprile, la Svizzera si era detta fiduciosa di poter concludere rapidamente un accordo commerciale, essendo disposta a impegnare quasi 150 miliardi di dollari in investimenti negli Stati Uniti. Keller-Sutter, ministro delle finanze e presidente quest'anno nell'ambito del sistema di rotazione del Paese, a luglio aveva dichiarato di aver trovato un canale di comunicazione con Trump. Ma durante la telefonata di giovedì, Trump si è interessato solo a una cosa: il disavanzo commerciale di 39 miliardi di dollari con la Svizzera e cosa potesse offrire di più il “ricchissimo” Paese alpino. La telefonata non è andata bene: Trump ha subito chiarito che il 10% non era sufficiente e che l'unica cosa su cui riusciva a concentrarsi era il fatto che la Svizzera “rubasse denaro agli Stati Uniti”. Il Consiglio federale ha respinto tale assunto, visto il deficit commerciale di quasi 40 miliardi di franchi svizzeri (42,8 miliardi di euro), ma Keller-Sutter non ha ribattuto nulla, e il risultato è stata l'aliquota al 39%. C'è da dire che le esportazioni di oro, che spesso transitano attraverso la Svizzera per essere raffinato o commercializzato, sono in gran parte responsabili dello squilibrio commerciale del Paese con gli Stati Uniti e che secondo gli esperti possono rappresentare ora una leva negoziale. La Camera di commercio svizzero-americana, dal canto suo, insiste sul fatto che gli impegni di investimento della Svizzera potrebbero ancora portare a un accordo migliore. Alcune voci del mondo imprenditoriale hanno criticato aspramente l'influente settore farmaceutico per aver affossato i negoziati. L'amministratore delegato dell'azienda orologiera svizzera Breitling, Georges Kern, ha affermato che il suo Paese è stato “preso in ostaggio” dall'industria farmaceutica che ha irritato Trump. A questo punto, il governo di Berna spera di sfruttare i pochi giorni di tregua concessi da Donald Trump per cercare di ottenere delle concessioni. Secondo l'agenzia svizzera ATS, oggi dovrebbe tenersi una riunione, anche se non vi è ancora alcuna conferma da parte della Cancelleria federale o dei vari ministeri.
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