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Iran, Talò: "Il regime può collassare. Putin ha interesse a chiudere la partita"
Oggi 16-06-25, 07:40
«La corsa all'arma nucleare sarebbe un disastro: una minaccia esistenziale per Israele e altri stati nella regione si sentirebbero costretti a dotarsene». A dircelo è l'ex ambasciatore in Israele Francesco Talò, che non esclude uno scenario in cui si possa arrivare a un «nuovo Iran» senza più il regime teocratico. C'è chi parla di terza guerra mondiale in atto. È plausibile? «Propongo un approccio socratico: sappiamo di non sapere. È giusto essere preoccupati, ma diffido anche del "cassandrismo" di esperti che così si attribuiscono autorevolezza. In altri scontri, con Hezbollah, ma anche tra Israele e Iran, c'è stato un attacco e una risposta obbligatoria: in quella regione, se non reagisci, perdi credibilità. La deterrenza dipende dalla credibilità che costruisci reagendo. Quindi, la reazione iraniana era prevedibile». Però l'Iran ha anche detto che attaccherà chiunque aiuti Israele. «Anche questo fa parte di una retorica "obbligata". Ma qui entra il tema della "guerra per procura" e del terrorismo. E ci tocca da vicino». Ci potrebbe essere uno scambio di attacchi seguito da una de-escalation? «È successo in passato. Stavolta, però, l'entità dell'attacco israeliano è tale da rendere difficile la de-escalation. C'è quasi una legge fisica: episodi sempre maggiori quantitativamente possono portare ad un mutamento qualitativo. Forse non c'è neanche la volontà di tornare indietro. L'ex primo ministro israeliano Ehud Barak pone un interrogativo sugli effetti dell'attacco. L'Iran ha subito gravi perdite: in termini umani (leader uccisi) e materiali (componenti balistiche e militari), ma in che misura l'attacco ha scalfito il sistema di produzione nucleare?». Questi attacchi favoriscono un negoziato o spingono verso una corsa al nucleare? «L'Iran potrebbe sentirsi indebolito e accettare un compromesso più favorevole per Israele. O, al contrario, dire "tanto ci attaccano comunque, tanto vale accelerare il nucleare, che non è stato del tutto distrutto, e diventare inattaccabili"». Il regime teocratico iraniano può essere eliminato? «A furia di colpi un regime può crollare. Nessun regime è eterno. Spesso ragioniamo con una mentalità di breve periodo, come se quello che esiste oggi dovesse esistere per sempre. Gli attacchi possono rafforzare il regime, ma non escludo che, a un certo punto, possa collassare. Il punto interrogativo è quando e, se il regime crolla, si aprirà il caos, come in Libia dopo Gheddafi, oppure se si può avere un Iran radicalmente diverso? Non possiamo escludere un Iran laico e forte delle sue risorse umane e naturali». Come ne gioverebbe l'Occidente? «L'Iran potrebbe diventare il miglior alleato dell'Occidente nella regione. Storicamente, l'Iran era più vicino a Israele rispetto ai paesi arabi. Ci sarebbe un rovesciamento degli equilibri. Avremmo tre protagonisti forti nella regione: Israele, il nuovo Iran ela Turchia, nessuno dei tre è arabo, ma intanto è anche in atto una positiva trasformazione delle monarchie del Golfo con un giovane classe dirigente che propone riforme economiche e sociali». Che ruolo gioca Mosca? «Putin si è subito attivato chiamando i due protagonisti, perché ha rapporti con entrambi e interesse a chiudere presto la partita, ma sono gli USA ad avere più carte in mano ora. Mosca ha molto da temere perché l'impegno prioritario dell'Iran fa perdere un importante fornitore nel conflitto ucraino». Netanyahu sta colpendo un nemico comune dell'Occidente. Alcuni iraniani parlano di «liberazione». «Sì, anche perché c'è una società civile iraniana viva. E, per quanto riguarda Israele, c'è un'opinione pubblica compatta nel timore per il nucleare iraniano. C'è poi una radice che dimentichiamo: l'attacco del 7 ottobre. La sua crudeltà, la volontà di sterminio di ogni ebreo che capitasse sotto il tiro rivelano la natura del regime di Hamas».
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