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"Kiev si ritiri o lo libereremo con la forza". L'ultimatum di Putin sul Donbass
Oggi 04-12-25, 11:15
Se gli ucraini non si ritireranno, il Donbass "sarà' liberato con la forza". L'ha detto Vladimir Putin ai giornalisti indiani in vista del suo arrivo a New Delhi per incontrare il premier Modi. "I territori controllati da Kiev saranno liberati con la forza" se le truppe ucraine non li lasceranno. "Le truppe ucraine lasceranno questi territori e smetteranno di uccidere persone", ha ribadito in un'intervista al canale India Today "o libereremo questi territori con la forza delle armi". La Russia "concorda in linea generale" sul fatto che i punti redatti dal piano di pace americano per l'Ucraina possano "costituire la base per accordi futuri" ed è pronta a discuterne "seriamente" ma, allo stesso tempo, il conflitto potrà terminare solamente quando "le truppe di Kiev si ritireranno dai territori occupati", ovvero il Donbass e almeno la parte delle autoproclamate repubbliche di Kherson e Zaporizhzhia controllata da Mosca. Se ciò non accadra i territori in questione "saranno presi con la forza delle armi". Vladimir Putin detta le sue condizioni e non fa sconti. Le parole più dure dello Zar sono riservate all'Europa e in particolare alla confisca dei beni russi attualmente congelati. "Equivarrebbe a un furto di proprietà altrui", dichiara annunciato l'elaborazione di un "pacchetto di misure di ritorsione" nel caso ciò dovesse accadere. Il presidente russo parla di uno "scontro di opinioni" in atto fra l'Europa e gli Stati Uniti "su ciò che deve essere fatto" e ribadisce di non avere nessuna intenzione di attaccare il Vecchio continente. Una narrazione che Putin bolla come "assurda". "Non abbiamo mai avuto intenzione di farlo", ripete dicendosi anche disponibile a "metterlo a verbale". Parole che non convincono i Paesi europei tanto che, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, la Germania starebbe sviluppando e implementando un piano segreto per far fronte a un'eventuale guerra con la Russia, che prevede il dispiegamento di fino a 800.000 soldati della Nato sul fronte orientale. Un progetto che sarebbe stato elaborato circa due anni e mezzo fa per far fronte a uno scenario dove si ipotizza una Russia pronta ad attaccare la Nato entro il 2029. L'obiettivo principale dell'operazione 'Oplan Deu', questo il suo nome, sarebbe quello di prevenire il conflitto mostrando chiaramente agli avversari che un attacco alla Germania non avrebbe successo. Putin si esprime anche su quella che definisce "fuga di notizie" in merito alle conversazioni telefoniche trapelate tra l'inviato speciale degli Stati Uniti Steve Whitkoff e il suo assistente Yuri Ushakov e l'inviato speciale Kirill Dmitriev. "Potrebbero essere false, o forse conversazioni realmente intercettate", dice precisando che comunque si tratta di un "reato". Mosca, sempre in merito ai rapporti con gli Stati Uniti conferma la visita di una delegazione americana la prossima settimana. La Russia si aspetta che fra i vari punti che "dovrebbero essere oggetto dei negoziati" ci sia anche il riconoscimento da parte di Washington dei territori della Crimea e del Donbass. "Questo - dice Putin senza giri di parole - è uno dei punti chiave". No assoluto infine in merito all'eventuale presenza in Ucraina di forze della cosiddetta 'coalizione dei volenterosi. Uno scenario che il viceministro degli Esteri, Alexander Grushko, bolla come "assolutamente fuori questione" in quando minerebbe "l'intero significato e contenuto dell'accordo di pace".
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