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La congiura Pd non si ferma ad agosto. Chi spunta nella "tenda", Schlein trema
Oggi 11-08-25, 15:11
Il passaggio è molto stretto, le ambizioni spinte. Difficile, ma non impossibile, valutano i registi dell'operazione che punta a mettere definitivamente all'angolo Elly Schlein. Un obiettivo «carbonaro», di quelli che si raccontano nelle penombre; guai farsi scoprire dai «guardiani» del Nazareno, che osservano da vicino le manovre di avvicinamento alla «quarta gamba». Formalmente prevalgono gli inchini: «Ci mettiamo a disposizione della segretaria», insomma nulla di sedizioso. La realtà è più complessa e, in questo caso, riparte dall'idea che Romano Prodi lanciò in autunno: «Serve una Margherita per contendere la leadership alla leader dem». Già, ma chi può intestarsi il nuovo bonsai? Il Professore, all'epoca, sbagliò l'interlocutore (Ernesto Maria Ruffini), ma non il percorso. Il salto di qualità è avvenuto quando Dario Franceschini e Matteo Renzi, due specialisti del ramo, hanno ripreso a incontrarsi. Le intuizioni arrivano dal passato. Certo, la stagione dell'Ulivo, ma anche quella forza intrinseca che ha animato il centrosinistra negli ultimi decenni: i sindaci. Dalla fertilissima fase di Francesco Rutelli a quella che supportò la scalata del «fiorentino» a Palazzo Chigi, con Graziano Delrio e Lorenzo Guerini (all'epoca rispettivamente sindaci di Reggio Emilia e di Lodi). Una massa propulsiva tenuta insieme dall'Anci, storico forziere della gauche. È da qui che la tenda riformista deve necessariamente ripartire, si sono detti i due navigati esperti della materia. A quel punto, la soluzione era a portata di mano: chi sono gli amministratori più promettenti nella «cantera» del campo largo? Quelli che riescono a non risultare divisivi neppure agli occhi di Giuseppe Conte? Due su tutti: il primo cittadino di Napoli e la sua collega di Genova. Gaetano Manfredi, già ministro dell'Università durante il Conte II, oggi a capo dell'Anci (guarda caso); una figura dialogante, senza particolare asprezza. La seconda è un'esordiente assoluta, Silvia Salis, il volto perfetto per una comunicazione brillante. Ora è la sindaca a essere entrata in azione: il 17 settembre convocherà gli amministratori delle città più importanti, primo passo per verificare l'appeal della «quarta gamba». Problema: come fa una piccola sigla a conquistare il podio politico e la fascia da capitano in vista del 2027? Il nome in codice del piano è «Tra due litiganti il terzo gode». Il proverbio ha una chiara trasposizione politica: sfruttare le crescenti tensioni tra le due primedonne, Elly Schlein e Giuseppe Conte. Su chi dovrebbe scommettere, allora, l'alleanza per contrastare un bis di Giorgia Meloni? Elementare, Watson: su un sindaco. Magari proprio quel Gaetano Manfredi che, a suo tempo, fu benedetto dal leader dei 5 Stelle e che ha smussato gli ostacoli alla candidatura di Roberto Fico in Campania. E sì, lui, proprio Manfredi, che mantiene un dialogo aperto con il Nazareno, sebbene i rapporti con la «diffidente» segretaria si siano fatti ultimamente più freddi. Sulla carta la congiura è pronta per essere servita ad inizio 2026. La versione aggiornata di «Elly stai serena».
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