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La corsa alla guida della Campania, un codice etico troppo Fico e il Pd resta senza candidati
Oggi 26-09-25, 07:31
Il vero terremoto in Campania è il “codice etico” voluto da Roberto Fico. Le nuove regole volute dall'ex presidente della Camera stanno creando un vero e proprio sisma nelle liste a sostegno del campo largo. Soprattutto tra i deluchiani c'è più di qualcuno che teme di essere escluso per la paventata riforma pentastellata. La semplice applicazione delle norme contenute nel Codice di autoregolamentazione del 2019, richiamato a gran voce da Conte e compagni, potrebbe escludere dalla corsa per Palazzo Santa Lucia diversi big dell'esecutivo uscente. La norma, infatti, vieta di presentarsi a chi è sottoposto a misure cautelari o di prevenzione, a chi è stato rinviato a giudizio, citato a giudizio, condannato anche solo in primo grado o semplicemente abbia avuto un ruolo in Comuni sciolti per infiltrazioni camorristiche. Se, poi, come vocifera più di qualche ex grillino, si vorrebbe estendere tale norma anche agli indagati la fila potrebbe essere lunghissima, considerando che chiunque abbia amministrato, anche il più semplice condominio, prima o poi, si è trovato il proprio nome in un fascicolo. Dalle liste, ad esempio, verrebbe escluso sicuramente Carmine Mocerino, il capogruppo della compagine “De Luca presidente”, il cui nome appare in diverse inchieste. A rischio pure l'ex fascia tricolore di Casavatore Salvatore Sannino, rappresentante dell'universo socialista. Coinvolto in diversi casi giudiziari, pur non avendo mai avuto un avviso di garanzia, finanche il presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero. I dossier, come dimostrano gli ultimi mesi di cronaca, d'altronde, risparmiano pochi. Basti pensare al caso del braccio destro dello sceriffo, Luca Cascone, a cui, solo nel mese di aprile, è stata annullata dalla Cassazione l'accusa per associazione a delinquere o al vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola, rinviato a giudizio per una lite con un agente davanti a un seggio e il cui nome è apparso, pur risultando sempre innocente, quando si è parlato di rifiuti. Le perquisizioni, d'altronde, sono all'ordine del giorno in Campania. L'ultima è avvenuta, come da lui stesso rivelato, nei confronti del consigliere regionale di Italia Viva Vincenzo Alaia, finito nel mirino dei giudici per un concorso inerente l'Asl di Salerno. Ecco perché più di qualcuno pensa come il "codice etico" made in Fico sia l'ennesima furbata degli ex grillini per far fuori chi, fino a ieri, ha gestito il potere in Campania o meglio per mettere in disparte una classe dirigente che non risponde al M5S, ma ai diktat provenienti da Salerno. C'è chi, d'altronde, sembra aver preso già altre strade, come nel caso del delegato regionale all'Agricoltura Nicola Caputo, che qualche giorno fa, aveva attaccato duramente il candidato alla presidenza del campo largo: «Non mi sarebbe mai passato per la testa – aveva detto - di sedermi a un tavolo dove l'improvvisazione, mascherata da moralismo, e la ricerca del potere a ogni costo valgono più della competenza e della serietà». Più di qualcuno sostiene che, a brevissimo, potrebbe prendere la tessera di Forza Italia. Gli azzurri avrebbero avviato più di un semplice calciomercato tra gli scontenti della rivoluzione stellare. Qualcuno parla addirittura di “lista degli assessori” nel centrodestra o peggio di "furbata deluchiana" per avere due piedi in una scarpa: da una parte il figlio Piero a mantenere il feudo-segreteria dem e, dall'altra, il padre Vincenzo a trattare con i colonnelli conservatori, senza esporsi. Non è un caso che per la guida della maggioranza di governo, oltre ai soliti big di partito, come il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli o il capo-delegazione degli azzurri a Bruxelles Fulvio Martusciello, di cui si torna a parlare nelle ultime ore, tornano di moda i "profili aggregatori della società civile", vedi il prefetto di Napoli Michele Di Bari.
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