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La crisi respiratoria ieri mattina, i dubbi sull'anemia e il rischio della terapia intensiva: cosa temono i medici del Papa
Ieri 23-02-25, 07:50
Roma è in ansia per le sorti del Santo Padre. «Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi. Gli esami del sangue odierni hanno inoltre evidenziato una piastrinopenia, associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni». Recitava così, ieri sera, il preoccupante bollettino della Sala Stampa. Il Papa, quindi, sta peggio del giorno precedente, quando i medici erano scesi nell'androne del Gemelli per il primo punto stampa dal ricovero avvenuto il 14 febbraio scorso. Il Pontefice ha avuto una crisi respiratoria e, quindi, bisogno di una trasfusione di sangue. Il bollettino medico, in particolar modo, riferisce di una crisi respiratoria «asmatica di entità prolungata nel tempo», che ha richiesto «anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi». E gli esami del sangue non sono molto rassicuranti, se si considera che hanno evidenziato un abbassamento delle piastrine («una piastrinopenia, associata a un'anemia») che ha richiesto la somministrazione di trasfusioni («emotrasfusioni»). Per la prima volta si parla di «prognosi riservata» e l'ipotesi più credibile è che presto possa rendersi necessaria la terapia intensiva. Anche se il Papa si è nuovamente aggravato, chi ancora prova a insinuare che in Vaticano regni il caos, che ci sia una vacatio di potere, che tutto sia fermo in attesa che il Sovrano torni a casa, si sbaglia di grosso: Bergoglio, come nei giorni scorsi, ha continuato ieri a effettuare tranquillamente nomine e ad accettare rinunce (spesso sollecitate). Nel suo nono giorno di degenza al Policlinico Agostino Gemelli, ha nominato il cardinale Kazimierz Nycz, Arcivescovo emerito di Varsavia, suo inviato speciale alle celebrazioni del primo millennio dall'incoronazione di Re Boleslaw Chrobry, accettato la rinuncia di due vescovi, uno in Argentina e l'altro in Niger, nominando i rispettivi successori. Insomma, seppure con ritmi meno frenetici di quando è a Santa Marta, Papa Francesco tiene saldamente lo scettro in mano e la comunicazione vaticana tiene a precisarlo. È infatti inusuale che vengano sottolineate con enfasi nomine di poco conto all'interno della mastodontica gerarchia della Santa Sede, ma l'obiettivo è ovviamente quello di mettere a tacere le voci di coloro che ancora spargono veleni e ricostruzioni fantasiose in giro lasciando credere che la barca di Pietro sia priva del suo nocchiere. Se l'attività di governo non conosce soste per il pontefice, quella pastorale continua ad essere momentaneamente sospesa. Anche oggi, per la seconda domenica consecutiva, Francesco non pronuncerà l'Angelus il cui testo scritto verrà divulgato alla stampa ma verrà anche letto in San Pietro da monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, al termine della celebrazione della Messa per il Giubileo del diaconato. Che Francesco potesse stupire il mondo mostrandosi all'Angelus era una possibilità che i medici curanti non avevano del tutto escluso. Nel punto stampa tenuto perla prima volta nel tardo pomeriggio di venerdì, il professor Sergio Alfieri, celebre chirurgo del Gemelli che segue il pontefice dall'operazione al colon a cui si sottopose Bergoglio nel 2021, aveva lasciato aperto uno spiraglio: «deciderà il Papa». Nessuno si aspettava ovviamente che il Santo Padre si affacciasse al balconcino dell'appartamento a lui riservato al decimo piano del nosocomio romano, ma c'era chi riteneva possibile che Francesco potesse mostrarsi in video-collegamento per partecipare alla preghiera, magari con un assistente che leggesse la recita delle preci e il discorso al suo posto. Ipotesi evidentemente scartata che però genera nuovi dubbi sulle effettive condizioni del pontefice. C'è infatti chi ricorda che Giovanni Paolo II, a pochi giorni dalla sua morte, partecipò alla Via Crucis dalla sua cappella privata, ripreso, seppur di spalle (per non mostrare che era già tracheotomizzato), dalle telecamere. Come pure si rammenta quando, sempre Wojtyla, fu immortalato in una serie di scatti a pochi giorni dall'attentato che quasi gli costò la vita nel maggio del 1981. In quell'occasione il Papa polacco fu fotografato addirittura a letto, con la flebo ben visibile e vestito con il semplice camice ospedaliero come un qualsiasi altro malato. Di Francesco, invece, nemmeno un'immagine in poltrona.
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