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La donna "è donna alla nascita". La sentenza che fa impazzire la sinistra
17-04-2025, 08:39
«Vien dietro a me, e lascia dir le genti, sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti». Per anni, durante il proliferare dei deliri woke, le persone comuni, quelle dotate di buon senso e desiderose di evitare polemiche continue, hanno dovuto porsi come Dante Alighieri nel quinto Canto del Purgatorio. Perché, persino sostenere una banalità come l'esistenza di soli due sessi, uomo e donna, poteva essere additato come un atteggiamento retrogrado, fascista e razzista. Ieri la Corte Suprema britannica ha messo la parola fine e ha stabilito un principio elementare (ma necessario da ribadire): ovvero che la definizione di una donna si basa «sul sesso biologico». Per gli ermellini d'Oltremanica un trans, anche dopo un'operazione di cambio di sesso, non può essere definito donna. Una decisione presa per dirimere un contenzioso sull'interpretazione dell'Equality Act, una legge che, quindici anni fa, ha normato la parità nell'accesso occupazionale, nonché ai servizi pubblici e privati, indipendentemente dalle caratteristiche personali di età, disabilità, orientamento sessuale, genere, etnia, religione credo personale. La decisione di ieri è stata presa all'unanimità, accogliendo un ricorso del gruppo di attivisti per le pari opportunità. La sentenza ha chiarito che la legge protegge le persone transgender contro la discriminazione, ma ha anche sottolineato che la definizione di «donna» si basa sul sesso alla nascita. Si tratta di una battaglia legale interminabile, che ha visto il gruppo di attiviste For Women Scotland (Fws) chiedere giustizia al governo scozzese. Perché le vere femministe, con buona pace della sinistra italiana, difendono le donne, non chi si sente donna. Fws ha sempre sostenuto che solo le nate femmine debbano essere legalmente protette come donne. Una posizione del tutto antitetica a quella della Comunità Lgbtq+, che pretende, ad esempio, l'utilizzo dei centri di accoglienza per donne anche per i membri della comunità trans. O, per essere ancora più precisi, per le donne transgender. «Stonewall – ha affermato Simon Blake, ceo di Stonewall, una delle principali organizzazioni in Europa per i diritti della comunità Lgbt - condivide la profonda preoccupazione per le implicazioni di vasta portata dell'odierna sentenza della Corte Suprema. È incredibilmente preoccupante per la comunità transgender e per tutti noi che la sosteniamo». Grande soddisfazione è stata espressa dall'autrice di Harry Potter, J.K. Rowling, che ha elogiato la decisione della Corte Suprema. La scrittrice nota in tutto il mondo è stata una delle più accanite sostenitrici della tesi secondo cui solo chi nasce femmina è donna e ha detto che la sentenza della Corte «protegge i diritti di donne e ragazze in tutto il Regno Unito». In Italia le femministe nostrane a giorni alterni (in base alla convenienza) sono rimaste in silenzio. Forse consapevoli che il vento dell'assurdo (quello che voleva riscrivere la biologia e sosteneva l'esistenza di un fantomatico terzo sesso) sta cessando di spirare. «Sono serviti i giudici della Corte Suprema del Regno Unito per ricordare a tutto il mondo che la definizione di donna si basa chiaramente sul sesso biologico – ha affermato il deputato di FdI Antonio Baldelli Questa decisione, tanto attesa, e per certi versi anche coraggiosa, rappresenta una vittoria per tutte quelle donne che chiedono rispetto, sicurezza e tutela. Le donne sono una realtà biologica, e come tali vanno tutelate, in ogni contesto, dallo sport agli spazi protetti fino alle politiche contro la violenza di genere».
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