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La grande fuga: così la sinistra di mezza Italia scarica l'ex guru Albanese
Oggi 11-10-25, 07:19
La fuga è un'arte, anche se spesso, come ha fatto notare Tito Livio, chi fugge alla fine precipiterà comunque nel suo destino. E quella che i dem di mezza Italia stanno mettendo in atto in questi giorni, se non è una fuga, poco ci manca; il centro di gravità ormai non più permanente dal quale oggi i "satelliti" della sinistra stanno cercando di allontanarsi è Francesca Albanese, la Relatrice Speciale Onu attorno alla quale fino a nemmeno un settimana fa c'era un gran accalcarsi. Ma ora la gara ad accaparrarsi un brandello della sua attenzione e della sua presenza pare essere finita; e sempre più esponenti, amministratori locali e intellighenzia varia schierati a sinistra stanno politicamente abbandonando la Rapporteur. Nonostante i suoi tentativi di metterci una pezza (senza alcun autodafè, sia chiaro). Il profluvio di cittadinanze onorarie, chiavi delle città, fasce tricolori e riconoscimenti di multiforme natura non c'è più: da Bari a Firenze, da Padova a Bologna, iniziano a fioccare i distinguo da parte di coloro che fino a ieri l'avevano portata sulle spalle come l'effige e il simulacro e la voce di tutti gli autentici democratici d'Italia (e forse del mondo). Un esempio. A Firenze mercoledì scorso si sarebbe dovuto votare in consiglio comunale per dare ad Albanese la cittadinanza onoraria; ebbene, la seduta della commissione è stata annullata due ore prima del suo inizio, ufficialmente perché la presidente del consiglio era «indisposta». Ma il vero motivo, pare, è che parte della giunta del sindaco democratico Sara Funaro avrebbe espresso una certa contrarietà alla decisione. Tra loro, Marco Semplici e Luca Milano del Pd: il primo ha detto che «avrebbe votato contro», il secondo che ci vuole «una maggioranza che va costruita politicamente», maggioranza che dunque evidentemente ancora non c'è. Altro esempio a Bari, dove il sindaco le aveva consegnato le chiavi della città. Dopo i molteplici «scivoloni» mediatici della nostra - le parole su Liliana Segre, quelle sul palco di Reggio Emilia su tutti - è trapelato un certo imbarazzo da parte di diversi esponenti del Pd, tra cui il deputato Claudio Stefanazzi: «Liliana Segre rappresenta la memoria», ha puntualizzato, «a chi la zittisce resta soltanto il silenzio dell'intolleranza». La sinistra si è spaccata pure a Pavia, dove a luglio era stata approvata una mozione per conferire il sigillo della città alla relatrice Onu, con alcuni esponenti dem che però si sono smarcati, facendo praticamente marcia indietro sulla questione. Lo stesso sindaco di Bologna, Francesco Lepore, dopo averle dato la cittadinanza onoraria ha ammesso che Albanese «non si è gestita benissimo negli ultimi giorni, io stesso non ho apprezzato quello che ha fatto con il sindaco di Reggio Emilia». E poi Elisabetta Gualmini («è una fugura polarizzante e divisiva»), Filippo Sensi («non è il momento dei protagonismi individuali») e pure Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica. Il quale in un'intervista al Corriere ha spiegato che «Il Pd dovrebbe tenere conto di sensibilità diverse. Francesca Albanese è una donna che non ha tutti i meriti che le vengono attribuiti e che si è comportata in modo molto maleducato. Non le avrei dato la cittadinanza onoraria». Questo «è il motivo», ha proseguito, «per cui il Pd non avrà il mio voto». Anche i comici Bizzarri e Kessisoglu le hanno dedicato un pezzo di satira: «È arrivato il perdono con l'occhietto, la bolla papale. E il sindaco è tornato dalla parte giusta della storia», hanno ironizzato parlando dell'episodio di Regio Emilia. «È una cosa piccola, minuscola ma indicativa. Perché oggi sembra che per stare dalla parte giusta tu debba aderire completamente alla causa, anche nella terminologia».
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