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La mossa di Renzi e Calenda per scippare i riformisti a Schlein e il Pd
Ieri 30-05-25, 08:05
Un po' come il Quarto Stato, però con la kefiah al collo. Tutti insieme appassionatamente per Gaza, senza perdere di vista i referendum dell'8 e 9 giugno. All'insegna di «una mano lava l'altra, tutto fa brodo», pro Pal in versione quorum. Insomma la stravagante idea di Elly Schlein, Giuseppe Conte e del duo Bonelli e Fratoianni. In quattro e quattr'otto i segretari del Pd, del M5S, e di Avs si sono costruiti la loro manifestazione (si svolgerà a Roma in Piazza San Giovanni il 7 giugno), «gli altri comunque si accoderanno, la linea è questa». Con la stessa sicumera, hanno impedito di allargare la piattaforma come, ad esempio, chiedeva Sinistra per Israele. L'associazione dell'ex deputato dem Emanuele Fiano e di Aurelio Mancuso aveva persino inviato una lettera ai tre leader per suggerire una correzione di rotta. «Una risposta diretta non c'è stata, solo la riaffermazione che la priorità è la mozione votata alla Camera su Gaza dai tre partiti», spiega Aurelio Mancuso coordinatore romano del network. E al Tempo aggiunge: «per noi è indispensabile che ci sia una netta e chiara condanna dei terroristi di Hamas e la richiesta di disarmare l'organizzazione. L'altro punto è un impegno contro ogni forma di antisemitismo». Porte chiuse ai "quasi" amici di Sinistra per Israele, e contemporaneamente una fessura che si apre per il lestissimo Matteo Renzi. Con uno scatto dei suoi, il velocista di Italia Viva riabbraccia persino Carlo Calenda, ed insieme ad Azione organizza una contro manifestazione il 6 giugno a Milano. Con un primo eloquente risultato: mezzo Pd (16 parlamentari) andrà a Milano e a Roma. Una delegazione di primissimo livello: tra gli altri Lorenzo Guerini, Simona Malpezzi, Filippo Sensi, Pina Picierno, Giorgio Gori, Valeria Valente. Nella comitiva si aggrega anche il deputato di Più Europa Benedetto Della Vedova. Un'iniziativa contro il governo di Bibi Netanyahu, che riunisce il fu terzo polo e guarda in casa Pd. Il renziano Enrico Borghi pesa le parole: «Adesioni importanti, indubbiamente un fatto politico che deve essere salutato con soddisfazione e rilievo». «Ci saremo anche noi», annuncia il segretario di Sinistra per Israele Emanuele Fiano. Per l'ex sindaco di Firenze una bella notizia: si intensificano i rapporti con la minoranza dem, «se son rose fioriranno in tempo per le elezioni politiche». Intanto a Bari il Pd in consiglio comunale approva un ordine del giorno inequivocabile (a proposito di strisciante antisemitismo): «alla Fiera del Levante e nei Saloni specializzati non è gradita la partecipazione in qualsiasi forma dello Stato di Israele, o di suoi rappresentanti». Il governatore Michele Emiliano non poteva non fare la sua parte: «La Puglia interrompe i rapporti con il Governo Netanyahu». L'ex ministro dem Andrea Orlando prende le difese: «Chi manifesta per la Palestina va ringraziato perché pone una grande questione di diritto internazionale». Infierisce la pasionaria del M5S Alessandra Maiorino presentando in Senato il libro della giornalista Rula Jebreal: «Per mesi ci è stato impedito e reso impossibile anche solo pronunciare la parola Gaza. La parola genocidio non ne parliamo proprio». Così Nicola Fratoianni va a ruota libera: «Complicità con lo sterminio, con la pulizia etnica, il genocidio del popolo palestinese». Il leader di Avs, bontà sua, decide di essere conciliante con la piazza di Italia Viva: «Ogni iniziativa è benvenuta». Anche se «la nostra mozione è una piattaforma chiara: si può non solo aderire, ma partecipare». Stesso tono dalla vicepresidente del M5S Chiara Appendino: «Da Israele terrorismo di Stato, scendiamo in piazza con coraggio il 7 giugno, perché non vogliamo avere le mani sporche del sangue palestinese». Una specie di ‘miracolo', come per incanto scompare la parola "Hamas". In qualche modo un ritorno agli anni ‘70, anche loro, forse, «sono compagni che sbagliano».
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