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Marcia per Gaza, Repubblica si fa partito per guidare Moretti e Schlein. I dubbi di Renzi e Calenda
28-05-2025, 08:51
Il risoluto aut aut di Nanni Moretti, l'invettiva del direttore di Repubblica Mario Orfeo, i conciliaboli di Elly Schlein con i suoi alleati. Insomma la gauche ha una nuova meta: marciare per Gaza. Al diavolo la diplomazia mondiale che sta facendo pressioni sul premier israeliano Benjamin Netanyahu, in fondo se non ci riescono loro, ci possono provare i militanti pro Pal. O il regista romano di Caro Diario. Dalle frenetiche consultazioni in atto da domenica scorsa intanto esce la data: sabato 7 giugno a Roma. I classici due piccioni con una fava: il corteo per il Medio Oriente convocato proprio il giorno prima del voto sui 5 referendum, voluti dalla Cgil e dal campo largo. All'insegna del "tutto fa brodo", va bene la preoccupazione per la Palestina, «vediamo almeno di sfruttarla per alzare la partecipazione». Un po' come se anche l'ostico quorum da superare l'8 e 9 giugno fosse materia voluta dal primo ministro israeliano. La convocazione ufficiale scatta con una lettera siglata dai segretari di Pd, M5S ed Avs: «Una grande manifestazione nazionale per fermare il massacro del popolo palestinese». Affollato il parterre degli ideatori, il primo a partire però è stato il neo direttore di Repubblica. Sul palco del festival della Tv in Piemonte, il giornalista ha lanciato l'idea di una manifestazione per Gaza, «l'abbiamo fatta per l'Europa, noi di Repubblica con Michele Serra». Un bis che potrebbe essere sposato anche dai redattori del quotidiano di Largo Fochetti. Nel giro di poche ore, il Nazareno, nel pieno della mobilitazione con i lenzuoli bianchi, si appassiona alla proposta. L'ordine del giorno della marcia praticamente già stabilito: «è la mozione che abbiamo presentato in Parlamento», senza aprire ad altre richieste. Dalla maggioranza i commenti sono molto più scettici. Da Forza Italia interviene la vice responsabile Esteri Isabella De Monte: «Siamo tutti per la pace in Medio Oriente con due condizioni vincolanti: la liberazione degli ostaggi, e il totale disarmo di Hamas». Non condivide l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Nicola Procaccini: «Se Hamas accettasse di liberare gli ostaggi che detiene dentro Gaza finirebbe il conflitto israelo-palestinese e ci sarebbe questa tregua». Dubbi che arrivano anche dal Partito Liberaldemocratico: per Luigi Marattin: «No ad una manifestazione con chi viene in aula con la kefiah». Aggiunge il suo compagno di partito Andrea Marcucci: «Una manifestazione non può prescindere dalla necessità di allontanare Hamas dall'area. Non possiamo dimenticare il 7 ottobre». Chiede (inutilmente) rassicurazioni Sinistra per Israele, il network coordinato da Emanuele Fiano ed Aurelio Mancuso: «In una lettera ai segretari del centrosinistra abbiamo chiesto la costruzione di una piattaforma ampiamente unitaria». Come dire non vi venga in mente di usare lo slogan dal fiume al mare, ovvero l'esclusione di Israele. Una preoccupazione condivisa dal senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto: «Non dimentichiamoci del sostegno ai palestinesi anti Hamas». E da Carlo Calenda, leader di Azione: «Ci uniamo alla richiesta di integrare quei punti negli intenti della manifestazione del 7 giugno». Una scelta stravagante, un corteo per la Palestina, senza dimenticare il referendum di casa nostra.
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