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La musica che unisce: il Südtirol Festival Merano compie 40 anni
Oggi 14-08-25, 12:48
Quarant'anni di musica, cultura e dialogo tra mondi diversi: il Südtirol Festival Merano celebra un anniversario importante, con un'edizione che guarda al futuro senza dimenticare le sue radici. Tra orchestre internazionali, sedi storiche e un messaggio di unità, la città altoatesina si conferma crocevia musicale d'Europa. Il Südtirol Festival Merano compie quarant'anni e festeggia con un cartellone di grande respiro internazionale. Nato nel 1986, in occasione dei 150 anni della città, il festival si è affermato come uno dei principali appuntamenti musicali in Italia e in Europa, portandovi alcune tra le più prestigiose orchestre sinfoniche del mondo. Merano, con la sua identità bilingue e il suo equilibrio culturale unico, si presta ad essere il palcoscenico naturale per una rassegna che fa della musica un linguaggio universale. Si tratta di un traguardo che rappresenta anche la continuità di una visione: quella del suo fondatore e direttore artistico, Andreas Cappello. Il quale ha dato forma a un festival capace di dialogare con il mondo e il proprio territorio. «Merano è una città unica: metà della popolazione è di madrelingua italiana, l'altra metà tedesca», racconta Cappello. «È una divisione reale, quasi paritaria, ma la musica riesce ad arrivare a tutti, a superare qualsiasi barriera linguistica.» È proprio in questa identità bilingue, e nel desiderio di unire invece che dividere, che affondano le radici del festival. Non è un caso che la storia musicale di Merano sia legata a figure come Richard Strauss e Paul Hindemith. Il primo partecipò al Meraner Musikfest già nel 1922; il secondo vi compose, firmandola con uno pseudonimo, una colonna sonora per un film muto di Arnold Fanck. A quell'eredità si riallaccia oggi una manifestazione che ha saputo crescere e affermarsi come una delle rassegne sinfoniche più autorevoli d'Europa. Per celebrare i suoi quarant'anni, il Südtirol Festival Merano propone un cartellone ricchissimo: ventisei concerti, distribuiti in tredici luoghi diversi – tra sale da concerto, chiese e castelli – tra agosto e settembre. L'inaugurazione ufficiale, il 21 agosto al Kursaal, sarà affidata alla Royal Philharmonic Orchestra di Londra diretta da Vasily Petrenko, con il violoncellista Pablo Ferrández come solista. Tra gli ospiti più attesi anche la Melbourne Symphony Orchestra, la Hong Kong Philharmonic, la Philharmonia Orchestra di Londra, e l'Academy of St. Martin in the Fields. Il festival si chiuderà il 22 settembre con la Dresdner Philharmonie e il pianista Boris Giltburg. Accanto al cuore sinfonico, la programmazione si articola in vari cicli tematici. Nella sezione “Barocco” spicca il concerto del violoncellista Francesco Galligioni con tre suite di Bach al Palais Mamming. “Colours” ospita artisti come Abel Selaocoe, straordinario violoncellista sudafricano che fonde il repertorio classico europeo con la musica africana, e il duo Bartolomey-Bittmann, capaci di attraversare con disinvoltura i confini tra classica, jazz e rock. La serie “Vox Humana” si apre con la Veglia per tutta la notte di Rachmaninov eseguita dal Vox Clamantis, e prosegue nei castelli altoatesini con i celebri gruppi vocali Voces8 e Apollo5. Nella rassegna “Matinée Classique”, il Pavillon des Fleurs ospita il Quartetto Hagen, mentre a Castel Fragsburg debuttano il violinista Linus Roth e la chitarrista Anabel Montesinos. Un appuntamento speciale è previsto per il 27 agosto con gli LGT Young Soloists diretti da Alexander Gilman, insieme al pianista Martin James Bartlett. In programma, tra le altre opere, le Quattro Stagioni di Buenos Aires di Astor Piazzolla, il Concerto “Tirol” di Philip Glass e la prima assoluta dell'opera Dolomites di Rachel Portman, compositrice britannica premiata con l'Oscar, commissionata appositamente dal festival. Un “open concert” che vuole essere un ringraziamento simbolico al pubblico, con biglietti accessibili a tutti. «Non vogliamo solo portare grande musica a Merano, ma coinvolgere davvero la comunità», spiega ancora Cappello. «Il festival parla al turista e al residente, alla tradizione e alla contemporaneità, al pubblico esperto come a quello curioso. E lo fa attraverso l'esperienza diretta, condivisa, dal vivo.» Dal Kurhaus in stile Liberty, autentico gioiello architettonico, ai castelli medievali che punteggiano la conca meranese, ogni sede è scelta per valorizzare l'esperienza dell'ascolto. «Abbiamo concerti in chiese meravigliose e contesti unici. È un modo per connettere la musica con il paesaggio e la storia del nostro territorio», aggiunge il direttore artistico. In quarant'anni, il Südtirol Festival Merano ha saputo costruire un pubblico affezionato. Che oggi include spettatori da tutta Europa e persino dall'Australia. È la prova che un progetto culturale radicato può avere risonanza internazionale senza perdere la propria anima. «In fondo, la musica non ha bisogno di traduzione», conclude Cappello. «Ed è proprio questo che, da quarant'anni, cerchiamo di far vivere ogni estate: la forza universale del suono, capace di parlare a tutti, senza distinzioni.»
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