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La prima grana per Giuli: registi radical chic e sinistra all'assalto dei fondi del cinema
09-09-2024, 09:21
Prime grane in arrivo per il neo ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Grane provenienti, e non poteva essere altrimenti, dai soliti ambienti di sinistra, spesso e volentieri radical chic, legati al mondo del cinema. Giuli non aveva neanche fatto in tempo a prendere il posto del suo predecessore, Gennaro Sangiuliano, che già l'altro ieri sera, in occasione della cerimonia di chiusura della 81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, sono arrivate delle punture di spillo. Come quelle di Nanni Moretti, che dal palco della Sala grande del palazzo del Cinema della rassegna, ritirando il premio Venezia classici per il miglior film restauro con «Ecce Bombo», si è lasciato andare ad una sorta di chiamata alle armi. «Ai colleghi produttori e registi vorrei dire che dovremmo essere più reattivi nei confronti della nuova pessima legge sul cinema», le parole pronunciate dal regista, attore, sceneggiatore e produttore. Dal canto suo, Maura Delpero, regista di «Vermiglio», ricevendo due sere fa il Leone d'Argento-Gran premio speciale della giuria sempre alla Mostra del cinema di Venezia, ha osservato: «Senza i fondi pubblici non avrebbe potuto essere se stesso il mio film, non sarebbe stato recitato in dialetto perché sappiamo che il dialetto al botteghino non paga: avrei dovuto scegliere delle star che avrebbero garantito una commercializzazione immediata, ma non avrebbero avuto le facce giuste, e non avrei potuto ascoltare il silenzio e il ritmo lento della montagna». Come se questo non bastasse, ecco la notizia dei decreti sulle commissioni della Direzione generale cinema del dicastero della Cultura, che decidono riguardo ai finanziamenti di film, opere prime e degli stessi festival, che Sangiuliano, prima di fare il suo passo indietro, ha firmato. Le opposizioni, come loro solito, sono andate subito all'attacco chiedendo a Giuli di riferire al più presto in Parlamento. Ma al di là degli strepiti delle minoranze, c'è un tema su cui riflettere: è ricominciato l'assalto alla diligenza, a quei fondi pubblici del cinema su cui Sangiuliano si era espresso in maniera chiara. L'ormai ex responsabile del ministero di via del Collegio romano aveva detto infatti basta ai soldi a pioggia, dati agli amici degli amici di sinistra. Una presa di posizione che gli aveva procurato non pochi nemici. Ed una inchiesta del nostro giornale, risalente ad ottobre del 2023, aveva segnalato che, in effetti, titoli come «Ladri di Natale» e «Sherlock Santa», diretti entrambi da Francesco Cinquemani, avessero incassato la miseria di poco più di 13.000 euro, benché costati oltre 15 milioni di euro, di cui 4 di risorse pubbliche. E cosa dire di altre due pellicole, «Era ora» e «My soul summer», rispettivamente di Alessandro Aronadio e Fabio Mollo, costate 3 milioni di euro ciascuna, che avevano potuto usufruire di 1,2 milioni di euro di fondi pubblici, con un risultato di poche migliaia di euro al box office? Certo, l'incasso in sala è solo una parte degli introiti di un film, ma i dubbi su come siano stati usati i soldi dei contribuenti rimangono. E, intanto, per Giuli arriva anche un'altra grana. La reggente del Maxxi, l'odontoiatra Raffaella Docimo, travolta dalle polemiche per il suo curriculum e per questioni di gossip (dicono che sia stata lei a far conoscere Sangiuliano e Boccia), si appresterebbe a rinunciare all'incarico. E già si fa il nome, al suo posto, della giornalista Emanuela Bruni, attualmente consigliera del Maxxi. Giuli dovrà provvedere alla nomina del suo successore in tempi brevissimi.
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