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La tassa "Mamdani" che piace a Elly. Rispunta la patrimoniale
07-11-2025, 07:47
Il filo rosso - nel senso letterale del termine - che lega la sinistra del neo sindaco di New York, Zohran Mamdani a quella italiana è sempre lo stesso. Colpire i ricchi per dare ai poveri.Una vecchia ricetta di marxiana memoria che, applicata sic et sempliciter, rischia di indebolire il ciclo economico con meno occupazione e calo dei consumi. Ma il fascino che la parola «patrimoniale» suscita nei comunisti è più forte di ogni teoria economica. E sulla scia della vittoria del «socialista democratico» nella città più popolosa (e più cara) d'America, la segretaria del Pd italiano, Elly Schlein torna ad accarezzare l'idea, anzi la rivendica. Alla domanda, la «Mamdani», una minipatrimoniale, le piace?, ha risposto con certezza: «Nella mozione unitaria fatta con le opposizioni c'è una tassazione vera sugli extraprofitti, non solo sulle banche ma anche sulle società energetiche e quelle del comparto della difesa. Siamo a favore di una tassazione a livello europeo sulle persone che hanno milioni a disposizione, sui miliardari». Del resto l'idea della vecchia, cara «patrimoniale» rispunta fuori in ogni confronto sulla manovra, in ogni tornata elettorale. E più volte la leader dem ha sostenuto che serve una «tassazione equa sui grandi patrimoni» e che la «patrimoniale non deve essere un tabù». Persino il suo punto di riferimento, Pedro Sanchez in Spagna ha issato la bandiera del "Robin Hood" del Terzo Millennio. Resta tuttavia un abisso, o meglio, un oceano di mezzo tra Europa e Stati Uniti e soprattutto tra Roma e New York. Il "rivoluzionario" Mamdani vuole introdurre un aumento del 2% dell'imposta sui redditi per chi guadagna più di 1 milione di dollari all'anno e un rialzo l'aliquota fiscale sulle società dal 7,25% all'11,5%. In Italia per la prima siamo già al 43% e per la seconda al 24%. Il confronto è disarmante. Aumentare ulteriormente la pressione fiscale sui redditi più altri significherebbe impoverire ulteriormente il ceto medio e incoraggiare la fuga nei paradisi fiscale da quei «paperoni» che si vorrebbero colpire. Ma il «copyright» dall'estero, si sa ha sempre esercitato un fascino particolare nel Pd italiano. Distinguo invece per i Cinquestelle che per tutta la giornata del risultato newyorkese non avevano commentato. Nella serata invece è stato il leader Giuseppe Conte ad analizzare (in modo certamente più lucido e razionale) da Bruno Vespa la vittoria di Mamdani: «New York non è gli Stati Uniti. È una città ovviamente particolare. Tra l'altro, il contesto politico adesso negli Usa è particolare, perché è chiaro che con Trump al governo si stanno addensando tante criticità, quindi starei molto attento. È come quando noi ogni volta che facciamo un'elezione regionale, allora questo significa che il governo nazionale si è indebolito o si è rafforzato. Ogni elezione ha una sua logica, ha un suo contesto. Quello che sicuramente viene fuori è che Mamdani è una figura che rompe un po' gli schemi tradizionali».
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