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L'addio di Tavares costa a Stellantis oltre 100 milioni. Elkann convocato
03-12-2024, 07:36
Meno 42% in Borsa in un anno, crollo di auto vendute a novembre (-24,6% di immatricolazioni), licenziamenti e cassa integrazione a ripetizione. Eppure il ceo di Stellantis, Carlos Tavares, dimessosi l'altro ieri, potrebbe uscire di scena con una buonuscita di cento milioni di euro (nel 2023 ha percepito 70 euro al minuto). La cifra è ufficiosa, ma tanto basta a scatenare la polemica politica. Con il ministro Matteo Salvini che attacca: «Mia figlia di 11 anni avrebbe saputo fare meglio». Intanto il parlamento che chiede di nuovo di potere «interloquire con la proprietà», come dice il presidente della commissione Industria del Senato Luca De Carlo (FdI). Il collega deputato Alberto Gusmeroli (Lega), che guida l'altra commissione della Camera, le Attività produttive, fa sapere di aver già inviato la lettera di convocazione per John Elkann, il quale nelle scorse settimane aveva detto di non ritenere necessario presentarsi dal momento che non avrebbe avuto nulla da aggiungere rispetto a quanto detto nella stessa sede proprio da Tavares. E dopo giorni di silenzio, anche Maurizio Landini, il leader in pectore della sinistra che minaccia scioperi di continuo contro il governo, dopo quello generale di venerdì, decide di intervenire: «Quello che sta succedendo conferma la necessità che la presidenza del consiglio convochi il gruppo dirigente di Stellantis e i sindacati» visto che «siamo di fronte a un esito che non si verificava dagli anni '50: quest'anno si produrranno, negli stabilimenti italiani, poco più di 300mila auto contro una capacità produttiva di 1,5 milioni. Non siamo disponibili ad accettare un ridimensionamento occupazionale e produttivo, il governo faccia la sua parte». Un approccio molto più morbido rispetto a quello del sindacato tedesco, che da ieri ha indetto lo sciopero ad oltranza in tutti gli stabilimenti Volkswagen, che stanno vivendo una crisi simile a quella del maggiore gruppo automobilistico italo-francese. Quasi un occhio di riguardo all'azienda presieduta da Elkann, a differenza di quanto il segretario della Cgil riserva al governo, con una legge di bilancio "rigettata" ancor prima che fosse pubblicato il testo e se ne conoscessero i contenuti. Ma il governo non sta affatto fermo. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel pomeriggio di ieri ha sentito proprio Elkann, e dal ministero arriva la conferma dell'appuntamento già fissato per il 17 dicembre, con l'obiettivo di un Piano Italia che riaffermi la centralità del nostro Paese nei progetti di Stellantis. Al tavolo sarà presente Jean Philippe Imparato, responsabile dell'azienda per l'Europa. E in serata la premier Giorgia Meloni assicura: «Difenderemo occupazione e indotto». Se dalla maggioranza arriva la richiesta di chiarimenti, anche le opposizioni sollecitano una convocazione ufficiale: «Le decisioni strategiche di Stellantis, con il ridimensionamento degli stabilimenti italiani, hanno ricadute pesantissime sull'occupazione e sulla competitività industriale del nostro Paese. Di fronte a questa situazione, Elkann non può sottrarsi», scrivono Pd, M5S, Avs e Azione. Ieri mattina Giuseppe Conte si è presentato al presidio dei lavoratori Trasnova a Pomigliano, dove ha intimato al presidente di Stellantis di «portare un piano industriale dopo aver licenziato l'amministratore delegato che evidentemente si è dimostrato inadeguato», per poi cogliere l'occasione per attaccare il governo: «Deve fare la sua parte, non si deve nascondere». Mentre per il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, «è tempo di immaginare una realtà più forte di Stellantis, un campione europeo capace di stare nella top five delle grandi aziende mondiali. Non vedo alternative alla fusione Stellantis-Renault. E non vedo alternative al fatto che alla guida di questa realtà ci vada un manager competente e visionario come Luca De Meo, già collaboratore di Marchionne e ora ceo di Renault».
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