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L'affondo di Meloni su giustizia e migranti: scontro con l'Anm. "Scudo" di Nordio per la capo di gabinetto
Oggi 07-08-25, 18:18
Alimentato dal caso Almasri, e anche dalla denuncia presentata da Avs alla Corte penale internazionale nei confronti di membri dell'esecutivo per complicità su quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza, non accenna a placarsi lo scontro tra governo da un lato e giudici e opposizioni dall'altro. Giorgia Meloni infatti tira diritto e - all'indomani dell'intervista al Tg5 in cui ha affermato di vedere "un disegno politico intorno ad alcune decisioni della magistratura" e di aver "messo in conto eventuali conseguenze" per l'iter spedito della riforma della giustizia - rimarca via social che "gli italiani ci hanno dato un mandato preciso" su temi come "contrasto all'immigrazione clandestina, sicurezza, riforma della giustizia". Mandato che, mette in chiaro, "porteremo avanti con determinazione, senza paura e a testa alta". Non solo. L'inquilina di palazzo Chigi, prima di concedersi un periodo di vacanze - a quanto circola le trascorrerà con la famiglia tra isole greche e Puglia, dopo un blitz ieri a Milano per assistere al concerto della band femminile coreana Blackpink insieme alla figlia Ginevra - con un altro post prende di mira quegli "esponenti della sinistra, come Bonelli, Fratoianni e compagnia" che vorrebbero segnalare il governo alla Cpi e che "puntano addirittura a un processo internazionale, tirando in ballo il dramma umanitario a Gaza in modo del tutto strumentale, come se perfino questo fosse colpa nostra". Per la premier è "chiaro che non riuscendo a batterci in patria, la sinistra cerca sempre il soccorso esterno. Ormai hanno un'unica strategia e speranza: provare a liberarsi degli avversari per via giudiziaria, perché alla via democratica hanno rinunciato da un pezzo. Non riusciranno". Parole che innescano reazioni su più fronti, sia da parte delle toghe sia dalla minoranza. "I magistrati non fanno politica, fanno il loro mestiere ogni giorno nonostante insulti, intimidazioni e una campagna costante di delegittimazione che danneggia i fondamenti stessi del nostro Stato democratico", rimarca la Giunta esecutiva centrale dell'Anm puntualizzando che "non esiste alcun disegno avverso all'esecutivo". All'attacco anche la segretaria dem Elly Schlein secondo la quale "insinuare che i giudici agiscano non a tutela della legge ma per un disegno politico è un atteggiamento eversivo. E non è la prima volta". La premier resta nel mirino anche di Giuseppe Conte. "Meloni piagnucola su social e in tv, dove ha inaugurato un nuovo genere: l'intervista senza domande - scrive il leader M5s -. Lo fa rispolverando l'usato sicuro: ho i giudici contro, gli avversari usano la magistratura per contrastarmi. Prenditi qualche responsabilità, Giorgia. Sei il Presidente del Consiglio, non Calimero". A parlare di "sindrome di accerchiamento per sviare dalle sue responsabilità su Almasri come su Gaza" è invece il segretario di +Europa, Riccardo Magi, secondo il quale il "vittimismo di Meloni sta diventando pericoloso". A spostare ancora il focus su Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del Guardasigilli coinvolta nel caso Almasri, è invece Matteo Renzi. "La guarentigia costituzionale vale per la premier e per i ministri. Non vale per i capi di gabinetto - le parole del leader di Iv -. Chi volesse piegare la norma per salvare una collaboratrice, commetterebbe un atto contro la Costituzione, contro le Istituzioni, contro la giustizia". Il governo starebbe infatti studiando l'applicabilità dell'art. 4 della legge costituzionale 219/89 che estende l'immunità a chi ha agito in concorso "anche se non Ministro né parlamentare". In tale senso, a prendere le difese di Bartolozzi è direttamente Carlo Nordio attraverso una nota in cui dichiara di ritenere "puerile ipotizzare che abbia agito in autonomia". "Ribadisco che tutte, assolutamente tutte le sue azioni sono state esecutive dei miei ordini, di cui ovviamente mi assumo la responsabilità politica e giuridica - spiega il titolare del dicastero di via Arenula -. La sola ipotesi, che ho appreso con raccapriccio, che un'eventuale incriminazione della mia collaboratrice sia un escamotage per attribuire alla giurisdizione penale un compito che ora è squisitamente parlamentare mi fa inorridire, perché costituirebbe una strumentalizzazione politica della Giustizia". "Mi auguro che queste insinuazioni finiscano, e che il Parlamento, secondo la Legge Costituzionale, si pronunci definitivamente sul ruolo del mio ministero, di cui, ripeto, sono l'unico e responsabile capo", conclude il ministro.
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