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L'amico di Hamas (e della sinistra) attacca: "Israele Stato terrorista"
10-10-2024, 07:44
Mohammed Hannoun, l'imam-architetto finito nella black list americana perché ritenuto un «finanziatore dell'ala militare di Hamas», passa al contrattacco. Sostiene che si tratta di una grande bugia israeliana per colpirlo, ma al tempo stesso attacca lo Stato ebraico: «Io non c'entro nulla con Hamas, penso che sia un movimento di resistenza che si impegna per la liberazione per la fine dell'occupazione. Potete chiedermi cosa penso di Israele? Che sia uno stato terrorista che non ha mai smesso di uccidere e sterminare il popolo palestinese. Si parla di più di 18 mila bambini palestinesi uccisi dai missili e dalla bombe israeliane. Sono dati certi. Questo lo confermo: Israele è uno stato terrorista e va processato per i crimini che ha commesso e sta commettendo». Insomma, in un colpo solo il terrorista diventa Israele ei «partigiani» - come li definì in un'intervista televisiva di un anno fa - sono i miliziani di Hamas. Frasi dette se alcun imbarazzo alla faccia dei politici di Pd, M5S e Sinistra italiana che negli ultimi anni gli hanno steso un tappeto rosso spalancandogli le porte dei loro uffici e della Camera dei deputati. Laura Boldrini, Matteo Orfini, Nicola Fratoianni, Alessandro Di Battista, Stefania Ascari- solo per citarne alcuni - restano tutti in rigoroso silenzio. Come se le foto ricordo, le strette di mano ei selfie sorridenti con Hannoun non siano mai esistiti. Eppure, l'Abspp, l'associazione che fa capo al palestinese trapiantato a Genova, era da tempo molto discussa, anche prima di essere sanzionata dall'Ofac, una divisione del Dipartimento del Tesoro Usa. Hannoun, però, respinge le accuse, garantendo che le sue raccolte fondi sono sempre state fatte per beneficenza: «Le accuse mosse nei miei confronti sono accuse israeliane, mosse nei confronti di una persona che aiuta il popolo palestinese - dichiara a LaPresse - Noi come associazione abbiamo un intento umanitario, aiutiamo e sosteniamo i bisognosi dei bambini orfani palestinesi, specialmente nella striscia di Gaza che subisce un genocidio ormai da più di un anno. Non vedo nessuna novità in queste black list, che in realtà partono da Tel Aviv. Mi è successo già diverse volte. Io non ho fatto niente di sbagliato e posso documentare che tutti i nostri soldi sono stati spesi per progetti umanitari in Palestina». Ma non finisce qui. Lo stesso Hannoun rivela: «Io sono indagato dal 2003, da più di 20 anni, ma il mio lavoro e quello della mia associazione va avanti. Ho fiducia nella magistratura. Noi siamo fiduciosi. Il popolo italiano sta dando delle risposte umanitarie eccellenti, malgrado la chiusura dei nostri conti correnti postali e bancari. Adesso ho tutti i conti bloccati, stiamo cercando un istituto bancario che ci apra un conto». Fatti come questi non possono che preoccuparsi la comunità ebraica. Lo si comprende dalle parole di Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane: «Con questi finanziatori i crimini di Hamas raggiungono le nostre città. Prima silenti nei preparativi poi nelle aule universitarie e nelle piazze. Inneggiamenti all'odio e annientamento hanno una trama anche finanziaria. Confido anche io nelle indagini della guardia di finanza e nella giustizia. Spero che con quanto rintracciato si finanzia la pace. Quella veramente desiderata da tanti ebrei e musulmani».
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