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«Sa tutto ed è pronta a parlare». La moglie di Epstein mette Trump in allarme
21-07-2025, 16:21
Il ritorno sotto i riflettori di Ghislaine Maxwell, condannata per traffico sessuale e legata per anni a Epstein, ha riportato tensione nel mondo conservatore. Ma a tenere banco è soprattutto Alan Dershowitz, il celebre penalista che in passato ha difeso Epstein, oltre a personaggi controversi come O.J. Simpson, Harvey Weinstein, Roman Polanski e Mike Tyson. E che, nel 2020, fu tra gli avvocati che si schierarono pubblicamente in difesa di Trump durante il primo processo per impeachment. Dershowitz, la cui vicinanza personale a Epstein è oggetto di molte speculazioni — inclusa una lettera di auguri a sfondo sessuale inviata per il cinquantesimo compleanno del finanziere, simile a una presunta missiva attribuita a Trump — ha rilasciato negli ultimi giorni una raffica di interviste ai principali network conservatori. Il suo messaggio è chiaro: non esistono elenchi segreti, né registri creati per ricattare potenti. Solo nomi emersi da testimonianze, conservati da pochi magistrati a New York sotto vincolo di riservatezza. E se davvero si vuole arrivare al cuore del sistema costruito da Epstein, l'unico punto d'accesso è Ghislaine Maxwell. Secondo lui, Maxwell starebbe valutando di collaborare: «È la chiave per comprendere tutto, la Stele di Rosetta di questa storia. Se le verrà garantita l'immunità, potrebbe testimoniare davanti al Congresso». L'ipotesi non è priva di conseguenze, anche per Trump. Alcuni tra i suoi sostenitori più radicali si sono sentiti traditi dal tentativo dell'ex presidente di archiviare il caso come una montatura, o di negarne l'importanza. Le reazioni scomposte di Trump contro questa frangia critica della sua base si sono rivelate controproducenti, tanto che l'ex presidente ha ora scelto di abbassare i toni. Ha chiesto alla ministra della Giustizia Pam Bondi di rendere pubblici i verbali del “grand jury”, ma l'iniziativa appare più come un'operazione cosmetica che una reale apertura alla trasparenza. Il presidente rischia grosso in termini di credibilità nei confronti del suo elettorato. Nel frattempo, giornali e reti televisive progressiste hanno ricominciato a scavare nei rapporti tra Trump ed Epstein. Alcune testimonianze, finora trascurate, riemergono in un contesto mutato. Stacey Williams, ex fidanzata di Epstein, è tornata a parlare pubblicamente, raccontando un episodio avvenuto nella Trump Tower negli anni Novanta: avrebbe subito molestie da parte di Trump, mentre Epstein assisteva divertito. Una denuncia già avanzata mesi fa, ma che oggi risuona con maggiore forza. Anche Maria Farmer, un'altra delle vittime, ha ripetuto la sua accusa contro Trump: quando era appena sedicenne, racconta, si ritrovò sola con lui, che le parve intenzionato a comportarsi in modo inappropriato. L'intervento di Epstein la avrebbe “salvata”, dicendo: “Lei non è per te”. I media sottolineano che si tratta di testimonianze già note e non sempre considerate affidabili. Ma oggi, nel clima attuale, anche accuse di vecchia data possono diventare micce accese. Non è più detto che l'elettorato MAGA ignori o giustifichi in automatico ogni controversia legata al suo leader. Per alcuni, queste accuse sono parte di un attacco orchestrato dai democratici; per altri, rappresentano la prova che Trump non è più quello di un tempo, né l'uomo che avevano scelto di seguire. In questo scenario, Ghislaine Maxwell rimane una figura centrale e inquieta. Reclusa da anni, ha saputo costruirsi una rete di protezione all'interno del carcere, dove — secondo chi la conosce — non rimane mai sola e cerca sempre la compagnia di altre detenute. Ha stretto un legame stretto con Nancy Novak, condannata per duplice omicidio, che qualcuno considera più una guardia del corpo che un'amica. Il fratello di Ghislaine, Ian Maxwell, teme per la sua vita: il sospetto che anche lei possa subire la stessa sorte di Epstein circola da tempo, alimentato da chi evoca il coinvolgimento di servizi segreti americani, britannici o israeliani. La possibilità che Maxwell testimoni è ancora teorica, ma già il solo parlarne agita le acque. E non solo nei ranghi repubblicani: anche figure di spicco del Partito Democratico, come Bill Clinton, potrebbero ritrovarsi coinvolte in un eventuale scandalo allargato. Per ora, la priorità del mondo conservatore sembra essere quella di ricompattarsi. Alcuni degli influencer MAGA che avevano attaccato Trump stanno tornando all'ovile. I teorici del complotto interni all'FBI, da Kash Patel a Dan Bongino, oggi preferiscono il silenzio. Ma la ferita resta aperta.
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