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L'audio di Savu sui misteri della Bozzola: cosa rivela a Giletti prima dell'arresto
23-09-2025, 08:16
A distanza di diciotto anni dall'omicidio di Chiara Poggi, il caso di Garlasco continua a generare inquietudine. L'ultima puntata del programma “Lo stato delle cose”, condotto da Massimo Giletti su Rai3, ha rimesso al centro dell'attenzione una pista finora marginale ma dal potenziale deflagrante: quella che collega la morte della giovane al Santuario della Madonna della Bozzola, alle porte di Garlasco, già coinvolto in passato in scandali a sfondo sessuale. Al centro della puntata andata in onda lunedì 22 settembre, una figura controversa: Flavius Alexa Savu, cittadino romeno, latitante fino a poche settimane fa, quando è stato arrestato in Svizzera. Savu, nel 2014, era stato condannato per aver ricattato con video compromettenti don Gregorio Vitali, all'epoca rettore del Santuario. Proprio da lui, oggi, arrivano nuove rivelazioni che gettano ombre sul possibile movente dell'omicidio Poggi: secondo quanto riferito, Chiara avrebbe scoperto qualcosa che non doveva sapere, qualcosa che ruotava attorno al santuario e ai suoi segreti. E per questo, sostiene Savu, sarebbe stata uccisa. Il conduttore racconta come si fosse messo sulle tracce di Savu per intervistarlo direttamente in Svizzera. Tutto sembrava pronto per un incontro a Zurigo, ma pochi giorni prima l'uomo è stato arrestato., come rivelato da Il Tempo. “Casualmente”, commenta Giletti con amara ironia, sottolineando le tempistiche sospette del fermo. L'incontro non è mai avvenuto, ma Savu ha inviato un vocale alla giornalista di Giletti, Elisa Esposito: “Se lei mi manda la foto del suo capo, mi dica dove arriva, ci vediamo in centrale, a Zurigo. Mi capisci? Io sono quello in pericolo, non il tuo capo. Non posso dare la foto così”. Parole criptiche, pronunciate con tono concitato, che sembrano suggerire una paura concreta, forse legata a ciò che Savu sostiene di sapere. In collegamento con la trasmissione, l'avvocato dell'uomo, Roberto Grittini, difende la credibilità del suo assistito: “Quello che dice Savu è verosimile. Lui mi ha detto: ‘Menomale che mi hanno arrestato, altrimenti mi avrebbero ucciso' e ciò è inquietante”. Poi aggiunge che la connessione tra il delitto e il Santuario potrebbe non essere soltanto una fantasia. Ma cosa sarebbe successo davvero in quel luogo sacro? Il Santuario della Bozzola era finito al centro di un'inchiesta nel 2014, quando emersero accuse di estorsione e ricatti a sfondo sessuale. Secondo gli atti di quell'indagine – che la procura di Pavia ha recentemente deciso di riesaminare – giovani, anche minorenni, sarebbero stati adescati e pagati per partecipare a rapporti sessuali, spesso ripresi in video, che poi venivano usati come arma di ricatto. A gettare ulteriore benzina sul fuoco è arrivato, a maggio scorso, un memoriale scritto in carcere da Cleo Koludra Stefanescu, nipote di Savu e detenuto a Pavia per un omicidio. Nel documento, Stefanescu racconta che il santuario sarebbe stato teatro di riti satanici, orge e abusi, e che alcuni giovani sarebbero stati coinvolti in una rete di prostituzione. Sostiene anche di sapere da Savu che Chiara Poggi frequentava la zona del santuario e che potrebbe aver visto o sentito qualcosa di compromettente. Il memoriale, consegnato agli avvocati, è ora al vaglio degli inquirenti. Una testimonianza ulteriore, raccolta da “Oggi.it”, sostiene che Chiara veniva vista al santuario insieme ad Andrea Sempio, amico storico della vittima e già finito al centro delle cronache per le telefonate fatte a casa Poggi pochi giorni prima dell'omicidio. Sempio ha sempre negato ogni coinvolgimento nella vicenda e soprattutto ogni legame con il Santuario, ma il racconto di questo nuovo testimone rimette tutto in discussione. Il Santuario della Madonna della Bozzola, da parte sua, ha respinto ogni accusa. Con una nota ufficiale, la Congregazione della Sacra Famiglia ha definito “calunniose” le dichiarazioni rilasciate in questi mesi e ha diffidato chiunque dal collegare l'istituzione religiosa a vicende estranee alla sua missione spirituale. Anche la Diocesi di Vigevano ha parlato di “illazioni dannose e infondate”. Ma il dubbio resta: se Chiara Poggi avesse davvero scoperto qualcosa, se fosse venuta a conoscenza di ciò che accadeva tra le mura del santuario, se avesse deciso di confidarsi con qualcuno o addirittura denunciare, avrebbe potuto scatenare reazioni estreme? Sono domande ancora senza risposta. Ma l'indagine, ora riaperta anche formalmente, promette sviluppi. Quella che sembrava una pista dimenticata potrebbe rivelarsi decisiva. Perché, dopo diciotto anni, la verità su Garlasco potrebbe trovarsi lì dove nessuno aveva voluto cercare.
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