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Lazio, la contestazione non sia un alibi per la squadra
Oggi 16-07-25, 16:43
La rabbia di diecimila tifosi (meno per la Questura ma non si saprà mai il numero esatto) che contestano la gestione Lotito,, gli sguardi allibiti dei tanti turisti che passeggiano su via dei Fori Imperiali, una mamma che allatta la bimba di tre mesi con la maglia di Zaccagni, gente in giacca e cravatta, appena uscita dal lavoro con la sciarpa biancoceleste al collo, i soliti cori beceri sulla salute del presidente che sarebbe bene evitare. Non è una via Crucis, poco ci manca visto il caldo ma il laziale ha nel suo dna la voglia di soffrire. La voce che esce dall'ennesima marcia contro Lotito è forte e chiara, non deve essere sottovalutata.. La delusione per il mercato bloccato ha il sopravvento su tutto ma, in generale, c'è da parte di questa fetta della tifoseria la voglia di cambiare la proprietà del club anche a costo di andare a stare peggio come è capitato ai salernitani. Un po' come quel marito che dopo ventuno anni di matrimonio trova un'altra donna, si separa e si risposa rischiando di finire dalla padella alla brace. Ecco, quel rischio i laziali dei Fori Imperiali lo vogliono correre a prescindere da tutto. Senza scomodare paragoni pericolosi col passato con un calcio che non esiste più, c'è voglia di sognare un futuro migliore. Il famoso «salto di qualità» solo sfiorato nell'ultimo decennio lotitiano nel quale il calcio ha cambiato pelle anche se bisogna ricordare che sono arrivati buoni risultati, superiori per certi aspetti rispetto alla storia del club. Tant'è, è una questione di feeling, mai trovato tra tanti laziali e il presidente incapace di comunicare alla sua gente creando la giusta empatia. Poi c'è Sarri e una squadra che non deve avere l'alibi per una stagione che si annuncia più complicata del solito. Vincere una sola partita in casa delle ultime undici di campionato non è stata colpa del presidente. La contestazione c'è e ci sarà ma la squadra deve comunque dare il massimo.
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