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“Prove sicure della corruzione in pc e telefoni”. Si mette male per l'ex pm di Garlasco
Ieri 27-10-25, 21:14
"Due mesi". E' il tempo che la Procura di Brescia ritiene necessario per selezionare il materiale di interesse investigativo nei computer e negli smartphone dell'ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, e dei 'suoi' ex carabinieri della squadra di polizia giudiziaria, Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, nella convinzione che all'interno "sono sicuramente contenuti elementi utili alla prova" della corruzione e del "versamento di denaro agli inquirenti" da parte di Andrea Sempio, della sua "famiglia" o di soggetti "terzi" ancora "non individuati". Sono le motivazioni con cui la pm Claudia Moregola e il Procuratore di Brescia, Francesco Prete, hanno ordinato venerdì ai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, Gico della guardia di finanza di Brescia e Gruppo gdf di Pavia di tornare a sequestrare 27 fra pc, telefoni, chiavette usb, schede di memoria e hard disk nella disponibilità del magistrato 72enne in pensione accusato di aver ricevuto "20-30mila euro" per "favorire Sempio nel 2017 e dei due militari (non indagati). Un decreto disposto d'urgenza dopo le bocciature degli analoghi sequestri del 26 settembre (Venditti ha subito un terzo sequestro l'8 ottobre in un altro filone d'indagine per corruzione e peculato) ricevute dal Tribunale del riesame di Brescia con due diversi provvedimenti del 17 e 23 ottobre ordinando la restituzione dei device e mantenendo nella disponibilità degli inquirenti alcune agende cartacee. Per la Procura si è trattato di un annullamento "per motivi formali e non di merito" e quindi, per indagare le "modalità di svolgimento delle indagini" a carico di Sempio del 2016-17, i "rapporti" tra pm e polizia giudiziaria con la famiglia del 37enne di Voghera indagato per il delitto di Garlasco o con i loro "avvocati" e "consulenti tecnici" e i "canali di monetizzazione del denaro" è "indispensabile", scrivono, effettuare una "integrale copia forense" dei dispositivi almeno a partire dal "luglio 2014". Data in cui Venditti è diventato aggiunto a Pavia e di 3 anni precedenti alla presunta corruzione dei Sempio, mentre ancora era in corso l'appello bis del processo a carico di Alberto Stasi. Secondo gli investigatori bresciani non sarebbe possibile infatti usare "chiavi di ricerca" per effettuare una "selezione mirata" e non invasiva "delle informazioni utili ai fini delle indagini" sia per la quantità dei soggetti coinvolti, sia perché l'utilizzo di "parole chiave" non permette di risalire a "immagini di atti del procedimento", di "soldi" o "incontri", "rapporti personali" né individuare il "linguaggio criptico o allusivo" come "nomignoli o abbreviazioni" in genere utilizzato per trattare "argomenti illeciti". La Procura cerca in particolare "e-mail, sms, mms o applicativi di messaggistica istantanea", "file" di "atti o di bozze di atti investigativi", "fotografie", "dati di posizionamento e tracciamento delle persone coinvolte", "metadati delle fotografie", "agende informatiche" alla luce del fatto che, a quasi 9 anni dai fatti, non è possibile acquisire i "tabulati del traffico telefonico". Infine cerca le "device notifications", cioè anteprime dei messaggi di testo con app di messaggistica istantanea, acquisibili anche se le chat fossero state "cancellate". Un'ipotesi "tutt'altro che remota", la definiscono, alla luce della "eco mediatica" dell'indagine su Garlasco. Un provvedimento destinato ad essere impugnato. Il legale di Venditti, Domenico Aiello, da 72 ore lancia strali e invita il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a intervenire contro abusi e violazioni della Costituzione, sostenendo di non aver ricevuto alcuna notifica del nuovo sequestro. Massimo Marmonti, difensore del carabiniere Sapone, annuncia che depositerà nei prossimi giorni un nuovo ricorso al riesame per chiedere la restituzione di pc e telefoni mentre valuta esposti contro i magistrati bresciani. Sul fronte dell'inchiesta 'madre' per l'omicidio della 26enne ora la palla è in mano a Cristina Cattaneo, l'anatomopatologa incaricata dalla Procura di Pavia di effettuare "nuove verifiche" sulle "cause della morte". Da una rilettura complessiva degli accertamenti autoptici svolti all'epoca, al vaglio di Cattaneo ci sono 8 possibili diversi orari del decesso compresi fra le 7 le 12.30 del mattino del 13 agosto 2007 che i pm Napoleone-Civardi dovranno poi incrociare con le ulteriori investigazioni sull'alibi di Sempio (il famoso tagliando del parcheggio di Vigevano). Il paradosso delle sentenze che hanno condannato Stasi è che la finestra temporale dell'omicidio accolta nei processi fino alla Cassazione bis - fra le 9.12, quando Poggi disattiva l'allarme di casa e fa entrare il suo killer, e le 9.35, quando Alberto Stasi riaccende il pc portatile, guarda immagini pornografiche e alle 10.12 ricomincia a lavorare alla tesi di laurea - fu suggerita all'inizio delle indagini proprio dalla difesa dell'ex fidanzato della vittima. Di opinione diversa era il medico legale, il dottor Ballardini, consulente della pm di Vigevano Rosa Muscio, che con la relazione tecnica del 5 novembre 2007 parlò di un intervallo di un'ora e mezza, tra le 10.30 e le 12, con una maggiore "centratura" tra le 11 e le 11.30. Orari ancora diversi vennero forniti dai periti nominati dal gup di Vigevano, Stefano Vitelli, che assolse Stasi in primo grado, arrivando complessivamente a 8 diverse possibili combinazioni delle lancette e una sola certezza: Chiara Poggi fu uccisa quella mattina.
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