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Le democrazie e il sonno della ragione
Oggi 25-05-25, 14:04
Con realismo e non senza coraggio il ministro della Difesa Guido Crosetto parla assai chiaro nell'intervista che oggi concede a questo giornale, ragione per cui gli va riconosciuto ancora una volta di non girare intorno alle questioni. È infatti ben evidente a livello globale quello che lui spiega parlando della Russia: nel mondo gli investimenti in armi crescono a ritmo elevato, basi pensare che la Cina già supera ampiamente i 300 miliardi di dollari all'anno (seconda solo agli Usa), spendendo in misura imponente nei mezzi della Marina e della Guardia Costiera (si veda il varo a dicembre 2024 della nave d'assalto «Sichuan» da 40.000 tonnellate e si consideri l'atteggiamento sempre più aggressivo verso Filippine, Taiwan e altri), nella guerra ibrida (nuove imponenti unità sono operative sul fronte aerospaziale, su quello cyber e per la gestione delle informazioni) e nell'impiego di flotte di droni (compresa l'ultima generazione di dispostivi «ornitotteri», cioè capaci di volare come gli uccelli: sono assai difficili da individuare). Potremmo spaziare in lungo e in largo per il pianeta, squadernando cifre e nomi, ma qui basta l'esempio cinese: ecco quindi la necessità di uno sforzo europeo che però (Crosetto lo dice apertamente) deve stare dentro un coordinamento Nato, altrimenti siamo nel campo pericolosissimo delle opzioni velleitarie e parolaie, esattamente il contrario di ciò che serve. E perché il mondo (autocrazie in primis) spende a manetta in armi? Forse perché tutti i governanti sono improvvisamente diventati dei patiti di parate militari e video da postare su YouTube sugli ultimi ritrovati dell'industria bellica? Neanche per sogno! La risposta c'è ed è ovvia e drammatica al tempo stesso: l'uso della forza è il vero fattore di cambiamento, seguito (a distanza siderale) da fattori politici, culturali, umanitari. È o non è l'uso della forza che ha cambiato le carte in tavola in Libia (dove ci sono enormi interessi italiani), con un'azione russa a est e turca a ovest che ha quasi esautorato la presenza occidentale nel Paese? È o non è l'uso della forza che ha buttato Assad fuori dalla Siria? E il ritorno dei Talebani in Afghanistan? E la lotta brutale per le risorse minerarie in Africa (Congo in primis) combattuta da milizie armate sino ai denti? Ma proprio perché le cose stanno in questi termini (l'elenco vero è infinitamente più lungo) le democrazie si debbono svegliare, abbandonando quel sonno della ragione in cui si sono cullate, quello di un eco-pacifismo che può portare ad un solo risultato tangibile: la soppressione dell'Occidente come spazio di civiltà (politica, religiosa, etnica, civile). Il 7 ottobre 2023 un pezzo (minoritario ma criminale) del mondo islamico ha iniziato a freddo una guerra ad Israele, cercando di capire come l'Occidente riesce a reagire. Da quelle parti è in corso una guerra (missili, droni e tutto il resto): non siamo di fronte ad un attentato terroristico di Hamas. Anche la violenta, violentissima, reazione di Gerusalemme va inquadrata per quello che è, una risposta di guerra a una dichiarazione di guerra.
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