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Leoncavallo sgomberato dopo 31 anni di illegalità. Meloni: "No zone franche"
Oggi 22-08-25, 07:32
Il simbolo dell'illegalità venduta (dalla sinistra) come aggregazione, cultura, socialità. Dopo 31, interminabili anni, 14 governi e 133 tentativi di sfratti, il Leoncavallo è stato finalmente sgomberato. Un'operazione di polizia chirurgica, precisa, svolta nella massima serenità e senza l'uso di forzature o violenze, coordinata dal prefetto di Milano Claudio Sgaraglia. La storia del Leoncavallo inizia il 18 ottobre 1975, quando un'area dismessa di 3600 metri quadrati, situata in via Leoncavallo 22 a Milano, viene occupata da un gruppo di militanti extraparlamentari provenienti da diverse esperienze interne al '68. Parallelamente, nasce l'associazione mamme antifasciste del Leoncavallo e nel settembre 1994 (dopo lo sgombero della sede originaria) i militanti occupano una ex stamperia sita in via Watteau n. 7, di proprietà della società L'Orologio s.r.l. Nel 2001 vengono avviate le azioni giudiziarie per la sua liberazione. La condanna a rilasciare l'immobile, dopo i vari gradi di giudizio, diventa definitiva con una pronuncia della Cassazione del 2010. La proprietà nel frattempo ha citato in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell'Interno per il risarcimento dei danni a seguito del mancato sgombero. La Corte di Appello di Milano, con sentenza dell'ottobre 2024, ha condannato il Viminale al risarcimento di oltre tre milioni di euro. Lo sfratto era stato notificato per il 9 settembre, ma è stato anticipato a ieri mattina, dopo le 7 e 30, per motivi logistici e di sicurezza. Gli agenti di polizia non hanno trovato nessuna persona all'interno del centro sociale. All'ispezione ha partecipato l'ufficiale giudiziario e l'avvocato della proprietà, l'immobiliare Orologio della famiglia Cabassi. Uno sgombero che, come era prevedibile, ha avuto un grande eco anche nel mondo politico. Tra i primi a commentare la vicenda, il Vicepremier, Matteo Salvini: «Decenni di illegalità tollerata, e più volte sostenuta, dalla sinistra: ora finalmente si cambia. La legge è uguale per tutti: afuera!». Grande soddisfazione per essere riuscita in un'impresa considerata da molti impossibile è stata espressa dal Primo Ministro, Giorgia Meloni: «In uno stato di diritto non possono esistere zone franche o aree sottratte alla legalità. Le occupazioni abusive sono un danno per la sicurezza, per i cittadini e per le comunità che rispettano le regole. Il governo continuerà a far sì che la legge venga rispettata, sempre e ovunque: è la condizione essenziale per difendere i diritti di tutti». Per anni il Leoncavallo è stato difeso a spada tratta dalla sinistra: basti pensare che la giunta Pisapia propose alla famiglia Cabassi, proprietaria dei 10mila metri quadrati di via Antoine Watteau, di acquistare (con soldi pubblici, of course) l'immobile e rendere legale ciò che era del tutto abusivo. Una proposta che non venne mai ratificata. «Lo sgombero del centro sociale Leoncavallo segna la fine di una lunga stagione di illegalità. Per trent'anni quell'immobile è stato occupato abusivamente - ha sottolineato il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi. E al danno si è aggiunta la beffa: lo Stato costretto persino a risarcire i danni dell'occupazione. Oggi finalmente viene ristabilita la legalità. Il governo ha una linea chiara: tolleranza zero verso le occupazioni abusive». Il Viminale ha poi tracciato il bilancio relativo all'impegno del governo di centrodestra contro la piaga delle occupazioni abusive. «Dall'inizio del nostro mandato sono già stati sgomberati quasi 4.000 immobili, tra alloggi di edilizia residenziale pubblica ed edifici di particolare rilievo. Lo sgombero del Leoncavallo è solo un altro passo di una strategia costante e determinata che porteremo ancora avanti».
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