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L'harakiri di Schlein. Così Conte ha vinto le sue regionali
Oggi 27-08-25, 10:05
Tra il miracolo di San Gennaro ed il palio di Siena, atteso, acclamato eppure contrastato fino all'ultima curva. Alla fine il fantino della premiata scuderia di Giuseppe Conte, Roberto Fico, potrà iniziare la corsa. Grazie ad una sorta di patto del «diavolo», quello stretto tra Elly Schlein e Vincenzo De Luca, che da «capo dei cacicchi» diventa partner alla pari del campo largo, con la sua lista «A testa alta» in coalizione. L'accordo prevede la cessione, tramite congresso (convocato probabilmente a fine settembre), della federazione regionale dem al figlio Piero, candidato unico. Risolta la concorrenza paventata dall'eurodeputato Sandro Ruotolo che minacciava di contrastare l'ascesa di De Luca jr. La segretaria ha promesso ai suoi un contentino: avrete la federazione di Napoli, per poter controllare e controbilanciare la «famiglia». Un «pasticciaccio», che Isaia Sales, padre nobile della sinistra napoletana, già deputato Ds e sottosegretario, definisce l'Harakiri di Elly. Ha scritto ieri sulle colonne del Fatto Quotidiano una sorta di epitaffio: «Sopravvalutando De Luca ed Emiliano, la segretaria butta a mare tutta la sua credibilità». Una scomunica vera e propria. Il costo delle due operazioni per l'inquilina del Nazareno infatti è onerosissimo: la sua battaglia contro i capi corrente diventa carta straccia. Dietro le quinte poi c'è un attore assoluto, il Manfredi uno e trino. Il sindaco di Napoli non è solo il «facilitatore» per antonomasia, la balia dell'ex Presidente della Camera, di fatto si è assunto anche il ruolo di estensore della lista senza simboli dei «riformisti». Un incarico gestito con la supervisione di Matteo Renzi, un tandem che potrebbe riproporsi anche alle politiche del ‘27. Della serie, un altro pericolo in vista. Se in Campania si brinda, in Puglia è scattata l'ora della posta del cuore. Quella che ad esempio apre il Presidente dell'assemblea nazionale dem, Stefano Bonaccini latore di un appello strappalacrime: «Stimo Michele e gli dico meglio sentirci utili, che indispensabili». L'obiettivo della missiva amorosa è l'ostinato Governatore della Puglia, che non ne vuole sapere di farsi da parte, e di subire le «bizze» del suo antico allievo Antonio Decaro. Il problema è che ormai da tempo, tutti e tre i contendenti restano sulle loro posizioni. Il primo, l'eurodeputato che da un anno è il candidato in pectore del campo largo, insiste: «Sono disponibile senza Emiliano e Vendola». Le due «suocere» in questione, ovvero i predecessori, fanno orecchie da mercante. Michele Emiliano è muto, lascia filtrare risentimento per il muso duro scelto dall'allievo (che fu suo successore anche alla guida del Comune di Bari), e si rimette alla volontà della casa madre. Nichi Vendola usa Nicola Fratoianni come personalissimo portavoce: «Non se ne parla nemmeno». Il risultato è che la situazione incandescente è finita nelle mani del tuttofare del Nazareno, Igor Taruffi. Lo «spicciafaccende» di Elly Schlein è ricorso ad un vecchissimo metodo, un colpo al cerchio e uno alla botte, «Serve la generosità di tutti gli attori». Un modo come un altro per lavarsene le mani, in realtà si tratta per trovare un incarico nazionale che possa interessare all'irremovibile ex pm. Trattasi di impegno temporaneo peraltro: Michele Emiliano sa di poter contare su un seggio superblindato alle politiche del ‘27. Ieri si è riunita la segreteria regionale dem, con un ordine del giorno da cuoricini: «Tutelare l'unità del centrosinistra». Un vasto programma quindi. È tempo di bilanci per Elly Schlein, il suo rischia di essere particolarmente pesante. Nelle sei Regioni che andranno al voto (più la Valle D'Aosta), due candidati Presidenti vanno al M5S, gli altri quattro ai dem, nessuno dei quali espresso direttamente dalla maggioranza del partito, che resta ancora una volta a bocca asciutta. Così l'unico segno tangibile è la definitiva consegna del volante a Giuseppe Conte. Uno scambio di ruoli abbastanza eclatante in Toscana, dove il Nazareno, prima ha tentato di scalzare Eugenio Giani, poi l'ha costretto a consegnare le chiavi a Paola Taverna. Dalla vocazione maggioritaria alla sesta stella.
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