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Liberiamo Cecilia Sala ma non cediamo al ricatto talebano
01-01-2025, 10:25
Le autorità iraniane non hanno arrestato Cecilia Sala, l'hanno rapita. Così facendo compiono un gesto di assoluto disprezzo verso le più elementari regole di comportamento internazionale, confermano il totale scollamento da ogni accettabile rispetto della professione giornalistica, ribadiscono la volontà di agire in modalità “ricatto”: Teheran è disponibile al rilascio solo ed esclusivamente in cambio della liberazione dell'ingegnere iraniano arrestato a Milano. Peccato però che mentre il secondo si vede accusato di traffico internazionale di tecnologie con potenziale coinvolgimento in atti di terrorismo, la prima aveva un regolare visto per fare il suo lavoro. Allora qui bisogna essere onesti ed anche molto chiari. L'Italia ha il dovere di fare ogni sforzo per riportare a casa Cecilia Sala ed ha però anche il dovere di non piegarsi ad un irricevibile ricatto, poiché esso sarebbe foriero di pericolose conseguenze già nell'immediato futuro. l'Iran tuona da anni con parole di fuoco contro l'Occidente e contro gli Stati Uniti attraverso le dichiarazioni delle sue massime autorità. Inoltre fornisce assistenza ad organizzazioni come Hamas ed Hezbollah che seminano da anni morte e dolore, impegnate in una forsennata guerra ad Israele che è l'esatto contrario di ciò che serve al popolo palestinese ed ai mussulmani del Libano. Questo Iran, proprio quello cui Cecilia Sala riconosce passi avanti sulla libertà delle donne e sulla figura “riformista” del nuovo Presidente Masoud Pezeskhian nel suo ultimo collegamento video con La7 del 16 dicembre, la mette in galera con fumose motivazioni, solo perché vuole usarla come merce di scambio. Nessuno si illuda: non è piegandosi alla logica dello scambio che si costruisce un futuro di convivenza. Le autorità italiane hanno il dovere (ed il potere) di valutare con indipendenza la richiesta di estradizione americana. Siamo un Paese libero e forte: possiamo decidere da soli. Quello che non possiamo fare però è accertare la solidità delle accuse contro Mohammad Abedini-Najafabadi e poi restituirlo a Teheran, perché questo vorrebbe dire premiare la logica del rapimento e del ricatto internazionale, con gravissime conseguenze in futuro. La scena internazionale del tempo in cui viviamo richiede scelte difficili e robuste. Non è tempo di cedimenti, le autocrazie di ogni tipo non vedono l'ora di approfittarsene in ogni modo.
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