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L'inchiesta esclusiva di Farwest: dietro la morte di David Rossi l'ombra della ‘ndrangheta
16-10-2025, 20:09
Potrebbe esserci un filo diretto tra la misteriosa morte di David Rossi, storico capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, e la 'ndrangheta. È quanto emerge da una inchiesta esclusiva di Farwest, in onda venerdì sera su Rai 3, che riporta nuove e inquietanti connessioni finora rimaste nell'ombra. Tutto parte da un numero: 4099009. In un primo momento si pensava si trattasse di una semplice telefonata, ma in realtà quel numero potrebbe nascondere ben altro: un certificato di deposito al portatore. Si tratta di uno strumento oggi illegale, che secondo molti in passato veniva utilizzato per pagare tangenti o alimentare fondi neri. Quel certificato risultava depositato presso una filiale di Viadana, cittadina di 19 mila abitanti in provincia di Mantova, a oltre 250 chilometri da Siena. Una località che, anni dopo, sarebbe finita al centro di una pesante inchiesta antimafia: proprio in quella filiale, infatti, un conto era gestito – tramite prestanome – da Salvatore Grande Aracri, figura di spicco della 'ndrangheta, condannato in via definitiva a 14 anni di carcere. Ma che legame c'era tra David Rossi e quel territorio? Secondo diverse testimonianze, Rossi frequentava periodicamente la zona di Viadana per ragioni professionali e forse non solo. All'epoca, infatti, ricopriva anche il ruolo di vicepresidente della Fondazione Palazzo Te di Mantova. Chi ha lavorato nella Fondazione sostiene che Rossi e il Monte dei Paschi di Siena potessero avere interessi economici occulti nell'area. Lo stesso Graziano Mangoni, ex presidente della Fondazione, ha confermato a Farwest di avere questo sospetto. A rafforzare i dubbi è anche il racconto di Nicola Sodano, ex sindaco di Mantova e la persona che nominò Rossi vicepresidente della Fondazione. Sodano ricorda che Rossi si presentava sempre con una valigetta che non apriva mai durante le riunioni e che, secondo quanto diceva lui stesso, era destinata a incontri successivi nel territorio mantovano. Tutto, in effetti, ruoterebbe attorno al vero ruolo di Rossi in Mps che andava ben oltre la comunicazione: era lui a gestire il fondo per le sponsorizzazioni, un budget di circa 50 milioni di euro l'anno. Una parte di quei fondi veniva destinata a sponsorizzare una squadra di rugby molto blasonata al tempo. Una squadra proprio di Viadana. Ancora una volta. Le telecamere di Farwest hanno raccolto diverse testimonianze di persone che ricordano di aver visto spesso Rossi a Viadana, rafforzando l'ipotesi di un suo coinvolgimento diretto negli affari locali. Nell'inchiesta emergono anche nuovi elementi che collegano Siena e Mantova alla criminalità organizzata. Un pentito, Paolo Signifredi, ha raccontato di un altro dirigente MPS che avrebbe sbloccato operazioni finanziarie sospette nel territorio mantovano. E poi c'è una intercettazione destinata a far discutere: durante un'indagine (Rinascita Scott), gli inquirenti registrarono una conversazione dell'ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli: “Se riaprono le indagini sulla morte di David Rossi succederà un casino grosso. Se si sa chi l'ha ammazzato. Non si è suicidato, Rossi non si è suicidato”. Le telecamere di Farwest hanno chiesto conto di queste parole proprio a Pittelli, che è stato chiamato a chiarire il senso di quelle dichiarazioni. Tutti questi indizi – incroci di denaro, territori e testimonianze – hanno spinto Gianluca Vinci, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di David Rossi, a presentare una denuncia alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, come confermato dallo stesso Vinci alle telecamere di Farwest.
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