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L'inseguimento "era un dovere dei carabinieri": Condannato l'amico di Ramy
Oggi 12-09-25, 19:49
Fares Bouzidi ha messo "in pericolo" la "incolumità personale", di "pedoni", "conducenti" e dei carabinieri che lo inseguivano e lo ha fatto guidando "senza patente", in "contromano, ad altissima velocità, speronando altri veicoli, effettuando continue inversioni di marcia, non arrestandosi agli stop né ai semafori". Con queste parole il gup di Milano, Fabrizio Filice, ha motivando la condanna per resistenza aggravata a 2 anni e 8 mesi di reclusione senza concedere circostanze attenuanti generiche nei confronti dell'amico 22enne di Ramy Elgaml che la notte del 24 novembre 2024 era alla guida dello scooter in fuga dai carabinieri del Radiomobile di Milano su cui il 19enne del Corvetto ha perso la vita dopo lo schianto all'angolo fra via Ripamonti e via Quaranta. "La condotta" di Fares "è esclusivamente qualificabile come illegale e antidoverosa, a fronte della quale gli operanti di polizia avevano il dovere istituzionale di dare corso all'inseguimento, attuando, una condotta invece legale e doverosa, e per questo anche doppiamente 'scriminata'" scrive il giudice nelle 11 pagine di sentenza sul primo processo nato dalla vicenda che si è celebrato con il rito abbreviato. L'intervento della forza pubblica è stato "doveroso", secondo il gup, ed "è stato effettuato" in maniera "proporzionata al pericolo" che era in corso per le strade di Milano. Per il 'Caso Ramy' Bouzidi è indagato anche per omicidio stradale in concorso con uno dei carabinieri che guidava la gazzella durante l'inseguimento durato 8 chilometri. Altri 3 militari sono indagati a vario titolo e attendono una probabile richiesta di rinvio a giudizio con le accuse di favoreggiamento e frode processuale per aver obbligato alcuni testimoni dell'accaduto a cancellare alcuni video e frame girati con lo smartphone.
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