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L'intervista a Carfagna: “Nel campo largo ero a disagio. Ora un Centro forte”
25-09-2024, 08:01
Mara Carfagna aveva aderito ad Azione di Carlo Calenda nel novembre di due anni fa, diventandone Presidente. Ha formalizzato le sue dimissioni, su cui si era vociferato a lungo. Adesso l'addio al partito insieme a Mariastella Gelmini e Giusy Versace, dopo quello di Enrico Costa. Conseguenza della scelta di Calenda di sostenere il candidato di centrosinistra anche per la successione di Giovanni Toti in Liguria, dopo l'Emilia-Romagna e l'Umbria. Calenda ha provato a fare buon viso, augurando loro «buona strada». Ma poi li ha accusati di aver «perso l'onore»: «Abbiamo ospitato delle persone fidandoci del loro senso dell'onore e della responsabilità. Credo che non ci sia nessun senso dell'onore non nell'uscire da un partito, ma nel passare a metà legislatura dall'opposizione alla maggioranza». Una decisione sofferta che però, ci dice Carfagna, adesso apre ad un ciclo di vita diverso per i moderati alle prese con la fine del terzo polo. La decisione di lasciare Azione è maturata dopo la delusione per le Europee? E' davvero finita una fase? «Le Europee erano, in teoria, la sfida più facile per un'area moderata indipendente: nessun ricatto sul voto utile, alle urne con il sistema proporzionale». Invece è andata male. Di chi le responsabilità? «Il mancato raggiungimento del quorum del 4 per cento ha obbligato tutti coloro che avevano partecipato con convinzione all'esperienza di Azione a farsi una domanda: questa strada non ottiene sufficiente consenso, come possiamo aggiornare il progetto di “far contare” i moderati italiani?». Quali sono state le risposte? «Il partito ha aperto un dialogo esclusivo con il campo largo per le tre prossime elezioni regionali, che secondo tutti gli osservatori è il preludio di un confronto più largo, a livello nazionale. Scelta legittima, ma io e molti amici ci siamo trovati in difficoltà: in quella direzione era impossibile andare, per la nostra storia e per le nostre convinzioni». E dunque, ha rotto gli indugi... «Personalmente, ho espresso il mio disagio nelle sedi opportune e poi ho preso le decisioni conseguenti». Fuori dai denti, lei poteva essere valorizzata meglio, in questi ultimi due anni? «Ho ricoperto un ruolo importante e ho cercato di esercitarlo al meglio. Ho aderito ad Azione nel momento più buio per i moderati italiani, che avevano appena contribuito a mandare a casa il governo di salvezza nazionale di Mario Draghi cedendo alle spinte del fronte sovranista. Fu una decisione sofferta e anche scomoda: potevo restare lì e far finta di nulla, ma ho preferito la coerenza e ho risposto all'appello di Azione non perché non avevo un partito che mi candidasse ma per costruire un'alternativa agli estremismi. E questa è storia». La coalizione del centrodestra può diventare la casa dei centristi e dei moderati? «Da qualche tempo vedo un maggiore ascolto della voce dei moderati e una maggiore attenzione al dialogo col mondo centrista anche fuori dai confini nazionali. Il recupero dei rapporti con l'Europa e la condivisione delle analisi di Mario Draghi sul futuro europeo rappresentano un cambiamento importante». Noi Moderati, nello specifico, può diventare un soggetto aperto al mondo liberaldemocratico e riformista, oltre che popolare? «Con Maurizio Lupi ci siamo visti più volte negli ultimi giorni, è un'interlocuzione che prosegue e che punta ad aprire un nuovo dialogo anche con le forze del territorio, le associazioni, i corpi intermedi. Con una consapevolezza: in ogni grande Paese europeo il centro è il luogo della stabilità, capace di guardare prima alle persone che alle ideologie e di produrre cambiamenti in modo pragmatico». Dunque vede nell'ambito del centrodestra un centro ispirato dal modello europeo, dove il Ppe include sensibilità diverse? «Un centro più forte è un vantaggio ovunque. Ce n'è bisogno anche in Italia». E come sarà il suo impegno per il prossimo futuro? «Sono giorni di incontri, non solo con i colleghi parlamentari ma anche con tanti amici che si erano allontanati dalla politica e oggi vogliono capire se sarà possibile aprire nuove strade di partecipazione». Entrerà già questa settimana nel centrodestra? «A breve tireremo le somme e potremo precisare i percorsi».
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