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Manifesti della Lega rimossi, spunta la "manina" dell'assessore di Gualtieri
Ieri 29-07-25, 15:57
Ora il Comune di Roma deve difendersi dall'accusa di censura. Uno smacco non da poco per un'amministrazione di sinistra, di quel Pd targato Schlein per cui i diritti sembrano aver scavalcato in importanza qualsiasi altro tema politico. Eppure la Lega, autrice dei manifesti sul decreto Sicurezza che il Campidoglio ha fatto rimuovere, lamenta la violazione della propria libertà d'espressione. «La rimozione dei manifesti, da quanto emerge dal nostro accesso agli atti, è avvenuta in seguito alla segnalazione dell'assessore alle Attività produttive di Roma Capitale» Monica Lucarelli, dichiarano i consiglieri capitolini Fabrizio Santori e Maurizio Politi. «È gravissimo - continuano i leghisti - che un'amministrazione si arroghi il diritto di censurare l'opposizione sulla base di una semplice e-mail interna di un assessore, che invoca segnalazioni mai protocollate né documentate». Il caso è quello dei manifesti - regolarmente autorizzati - che il Carroccio aveva fatto affiggere in diverse zone di Roma per esporre ai cittadini le novità del decreto Sicurezza. Cartelloni prima vandalizzati da ignoti e di cui poi il Comune, venerdì scorso, ha disposto la rimozione in quanto considerati discriminatori. Questo perché le immagini, relative ad esempio a occupazioni abusive, scippi sui mezzi pubblici e blocchi stradali, e realizzate con l'intelligenza artificiale, ritraevano anche (ma non solo) persone straniere e di etnia rom. Alle prime rimozioni, denunciate dalla Lega, sabato il Comune ha replicato che «si tratta di un atto adottato autonomamente dagli uffici competenti, a seguito di esposti pervenuti da cittadini». Ma a giorni di distanza si scopre che c'è stato l'interessamento diretto di un assessore capitolino, non menzionato dal Campidoglio ed emerso solo grazie all'accesso agli atti della Lega. Peraltro una segnalazione registrata (perché inoltrata dallo stesso assessore) esiste ma non quadrano i tempi: si tratta infatti di una e-mail di una cittadina successiva di quasi 14 ore a quella con cui Lucarelli, il 24 luglio, ha chiesto agli uffici di svolgere sui manifesti «le opportune valutazioni in coerenza con il regolamento vigente» e di dare «eventualmente seguito» con «le opportune azioni amministrative». Prima di inviarla - spiega l'assessorato, interpellato da Il Tempo - a Lucarelli erano arrivate «segnalazioni informali» e per le «vie brevi». Eppure ieri, dopo l'ennesima denuncia dei leghisti, la replica formale è che «ogni segnalazione che perviene all'attenzione dell'assessorato viene, come da prassi amministrativa, trasmessa al dipartimento competente per le verifiche del caso, senza alcuna indicazione politica. È accaduto anche in questo caso, a seguito di una segnalazione da parte di un cittadino, che, anche a nome di alcuni rappresentanti della comunità rom di Roma, ha evidenziato la presenza di manifesti propagandistici a firma del partito della Lega, ritenuti discriminatori e portatori di un messaggio, nemmeno troppo latente, di istigazione all'odio». L'ordine di rimuovere i manifesti sarebbe partito dagli uffici alle 10.46 del 25 luglio. Ma al di là delle versioni capitoline, che non sembrano collimare perfettamente, le ultime spiegazioni non hanno placato le polemiche. Secondo il deputato della Lega Andrea Crippa a Roma si è verificato «un vero e proprio uso politico delle istituzioni per imbavagliare l'opposizione». Per Igor Iezzi i dem romani sono «democratici solo sulla carta: Gualtieri batta un colpo, prenda una posizione pubblica che vada oltre il tentativo goffo di attaccare immagini create dall'IA per cercare di imbavagliare la Lega. Stia tranquillo, non ci riuscirà».
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