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"Censura politica", la Lega inchioda il Campidoglio: chi ha chiesto di rimuovere i manifesti
Ieri 28-07-25, 16:12
La richiesta di rimozione dei manifesti della Lega sul Decreto sicurezza del governo dai muri di Roma non sarebbe arrivata da indignati cittadini, ma dalla stessa Giunta del sindaco Roberto Gualtieri. "La rimozione dei manifesti della Lega, da quanto emerge dal nostro accesso agli atti, è avvenuta in seguito alla segnalazione dell'assessore alle attività produttive di Roma Capitale", Monica Lucarelli, "La sua mail, acquisita tramite accesso agli atti, dimostra chiaramente che non esistono esposti protocollati da cittadini. Si parla genericamente di 'segnalazioni pervenute', ma nulla di tutto questo è stato prodotto dagli uffici. Nessuna traccia, nessun documento, nessun reclamo formale", dichiarano in una nota i consiglieri leghisti Fabrizio Santori e Maurizio Politi. La Lega denuncia una grave violazione della trasparenza amministrativa e un uso strumentale dell'apparato comunale a fini politici: "È gravissimo che un'amministrazione si arroghi il diritto di censurare l'opposizione sulla base di una semplice e-mail interna di un assessore, che invoca segnalazioni mai protocollate né documentate. È altrettanto grave che si parli pubblicamente di atti 'autonomi degli uffici', quando invece emerge chiaramente che la richiesta è partita da un esponente della giunta Gualtieri", insistono i leghisti. "Non solo censura, quindi, ma manipolazione istituzionale e falsificazione comunicativa. L'obiettivo è chiaro: mettere il bavaglio a chi denuncia il degrado, mentre si tollerano bivacchi, accampamenti abusivi, mercatini irregolari e scippi quotidiani in metro. La Polizia Locale viene distolta dal contrasto alla microcriminalità per occuparsi di rimuovere manifesti politici regolarmente affissi e pagati. È uno scandalo. Ora il sindaco Gualtieri non può più tacere. Chiediamo che riferisca immediatamente in Aula, che venga fatta piena luce sull'origine di questo provvedimento e che l'assessora Lucarelli spieghi con trasparenza su quali basi ha dato impulso alla censura. La Lega non si farà intimidire. Difenderemo fino in fondo la libertà di espressione, sancita dall'articolo 21 della Costituzione, e denunceremo in tutte le sedi questo attacco vile e ipocrita alla democrazia", concludono. Insomma, i manifesti che commentavano le misure del Decreto sicurezza con immagini di borseggiatori, manifestanti per l'ambiente e via dicendo, generate con l'IA non avrebbero indignato nessuno se non il Campidoglio. L'assessore Lucarelli ha riposto a Santori e Politi parlando di proteste giunte dalla comunità rom: "Ogni segnalazione che perviene all'attenzione dell'assessorato viene, come da prassi amministrativa, trasmessa al dipartimento competente per le verifiche del caso, senza alcuna indicazione politica. E' accaduto anche in questo caso, a seguito di una segnalazione da parte di un cittadino, che, anche a nome di alcuni rappresentanti della comunità rom di Roma, ha evidenziato la presenza di manifesti propagandistici a firma del partito della Lega, ritenuti discriminatori e portatori di un messaggio, nemmeno troppo latente, di istigazione all'odio. Ho quindi inoltrato la segnalazione agli uffici, chiedendo di verificare la rispondenza al regolamento vigente e, se del caso, procedere secondo le modalità previste. Un atto dovuto, non una presa di posizione politica". "Come amministrazione abbiamo il dovere di ascoltare i cittadini e le cittadine e di garantire che l'uso degli spazi pubblici - prosegue l'assessora Lucarelli - comprese le affissioni, avvenga nel rispetto del decoro urbano, della legalità e della dignità delle persone. Ogni settimana riceviamo decine di segnalazioni via e-mail, molte indirizzate direttamente alla mia casella istituzionale. Tutte vengono prese in carico e sottoposte al vaglio degli uffici con attenzione e secondo le procedure previste. Questo è il metodo con cui operiamo ogni giorno. Anche in questo caso non è avvenuto nulla di diverso". Poi lo dice chiaro e tondo: "Sabato scorso ho avuto modo di confrontarmi con alcuni esponenti della Lega, chiarendo che il punto non era tanto il contenuto testuale del manifesto, quanto l'immagine utilizzata: una rappresentazione visiva fortemente identificativa di un gruppo etnico e sociale, che rischia di trasmettere un messaggio stigmatizzante. Se fosse stata utilizzata un'immagine generica, non riconducibile a uno specifico gruppo, non ci sarebbe stata alcuna criticità". Ma la conclusione è opposta da quella dei leghisti: "Questo conferma, ancora una volta, che non si e' trattato di censura, ma del rispetto delle regole e della sensibilità dovuta al contesto". "Appena ricevuto l'accesso agli atti da parte del consigliere Santori, gli uffici hanno trasmesso con tempestività tutta la documentazione disponibile - sottolinea l'assessora Lucarelli -. Non c'è nulla da nascondere. La trasparenza e' per noi una prassi quotidiana, non una concessione straordinaria. Chi oggi accusa l'amministrazione di aver agito per motivi politici, dimentica, o finge di dimenticare, che il regolamento comunale e le normative nazionali vietano chiaramente, e giustamente, l'esposizione di contenuti che, anche solo indirettamente, possono incitare all'intolleranza o veicolare messaggi discriminatori. Difendere il diritto di espressione è un dovere costituzionale. Ma farlo senza mai chiedersi dove finisce la critica e dove inizi la stigmatizzazione sociale, significa tradire quel principio stesso che si dice di voler difendere". Non si ricordano tuttavia rimozioni di manifesti di un partito politico a partire dalla richiesta di un esponente della giunta senza esposti o denunce ma sulla scorta della presunta segnalazione diun cittadino.
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