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Mattarella smonta tutti i teoremi della sinistra sulle Foibe. Durissimo su Basovizza
10-02-2025, 12:52
"Ci incontriamo per rinnovare la Giornata del Ricordo, occasione solenne, che invita a riflettere su pagine buie del nostro passato, per conservare e rinnovare la memoria delle sofferenze degli italiani d'Istria, di Fiume, della Dalmazia, in un periodo tragicamente tormentato della storia d'Europa". Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha aperto la celebrazione del 'Giorno del Ricordo' al Quirinale. "In quella zona a Oriente, così peculiare, dove, a fasi alterne, si erano incontrate, convivendo, comunità italiane, slave, tedesche e di tante altre provenienze, la violenza prese il sopravvento, trasformandola in una terra di sofferenza", ha aggiunto il Capo dello Stato. Che si è poi soffermato sullo sfregio degli scorsi giorni alla foiba di Basovizza: “Nessuna squallida provocazione può ridurre il ricordo delle foibe e la dura condanna. Oltre a crudeli, inaccettabili casi di giustizia sommaria e di vendette contro esponenti del deposto regime fascista, la furia omicida dei comunisti jugoslavi si accanì su impiegati, intellettuali, famiglie, sacerdoti, anche su antifascisti, su compagni di ideologia, colpevoli soltanto di esigere rispetto nei confronti della identità delle proprie comunità". "La guerra - ha proseguito ancora Mattarella - porta sempre con sé conseguenze terribili: lutto, dolore, devastazione. Era stato così durante la Prima guerra mondiale, durante la quale furono immolati, in una ostinata e crudele guerra di trincea, milioni di giovani d'entrambe le parti. Ma quella lezione sanguinosa non aveva, purtroppo, indotto a cambiare. Perché ancor più disumani furono gli eventi del secondo conflitto mondiale, dove allo scontro tra eserciti di nazioni che si erano dichiarate nemiche, si sovrappose il virus micidiale delle ideologie totalitarie, della sopraffazione etnica, del nazionalismo aggressivo, del razzismo, che si accanì con crudeltà contro le popolazioni civili, specialmente contro i gruppi che venivano definiti minoranze. E, nelle zone del confine orientale, dopo l'oppressione fascista, responsabile di una politica duramente segregazionista nei confronti delle popolazioni slave, e la barbara occupazione nazista, si instaurò la dittatura comunista di Tito, inaugurando una spietata stagione di violenza contro gli italiani residenti in quelle zone. Di quella stagione, contrassegnata da una lunga teoria di uccisioni, arresti, torture, saccheggi, sparizioni, le foibe restano il simbolo più tetro”. "Troppo a lungo 'foiba' e 'infoibare' furono sinonimi di occultamento della storia”, il messaggio dell'inquilino del Quirinale. "Come abbiamo ascoltato dalle intense letture tratte dal libro di Greta Sclaunich, spesso l'accoglienza in Italia non fu quella che sarebbe stato doveroso assicurare. Stenti, sistemazioni precarie, povertà, ma soprattutto diffusa indifferenza, diffidenza. Financo ostilità da parte di forze e partiti che si richiamavano, in Italia, alla stessa ideologia comunista di Tito. L'istituzione del Giorno del Ricordo, votata a larghissima maggioranza dal Parlamento italiano, ha contribuito a riconnettere alla storia italiana quel capitolo tragico e trascurato, a volte persino colpevolmente rimosso. La memoria storica è un atto di fondamentale importanza per la vita di ogni Stato, di ogni comunità. Ogni perdita, ogni sacrificio, ogni ingiustizia devono essere ricordati”, ha proseguito Mattarella. Prima di chiosare così: “La memoria delle vittime deve essere preservata e onorata. Naturalmente, dopo tanti decenni e in condizioni storiche e politiche profondamente mutate, perderebbe il suo valore autentico se fosse asservita alla ripresa di divisioni o di rancori. È in questo spirito che, nel 2020, il presidente Pahor e io ci siamo recati, insieme, prima alla Foiba di Bazovizza, simbolo del calvario di tanti italiani, e poi al monumento dei giovani sloveni fucilati dal fascismo. Non per dimenticare, né per rivendicare. Ma per trarre dagli errori e dalle sofferenze del passato l'ulteriore spinta per un cammino comune. Perché le diversità non dividono, ma diventano ricchezze se si collabora e si pensa, insieme, nell'ottica di futuro comune".
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