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"Meloni? Brava e moderata, ha smussato gli estremi. La vedo bene al Quirinale"
Oggi 15-09-25, 16:46
Una vita spesa al servizio delle istituzioni, dal Fondo Monetario Internazionale alla Banca d'Italia, fino ai vertici della Repubblica con la presidenza del Consiglio, consentono all'ex senatore Lamberto Dini (oggi 94enne) di osservare l'orizzonte dell'Italia con quella malizia ed esperienza necessarie per affrontare le grandi sfide globali. Presidente, come vede l'Italia? «Bene. Il governo, fortemente di destra ma moderato dalla presenza di Forza Italia, nell'insieme sta facendo un buon lavoro». Da economista come ha appreso la capitolazione di Mediobanca? «Sono contento, ha vinto il mercato. È la fine di un certo consociativismo, del salotto buono cucciano». E da ex presidente del Consiglio come giudica il governo? «Positivo, gli darei più di 6. Giorgia Meloni ha tenuto fermo l'asse dell'Italia con l'Europa, gli Usa e la Nato; poi, ha tenuto sotto controllo la finanza pubblica». È a favore del progetto di riforma della giustizia? «Certo e ne condivido soprattutto due aspetti: riforma del Csm e separazione delle carriere». Come voterà quindi nel referendum di primavera? «A favore. È un tema che mi sta a cuore fin da quando ero presidente del Consiglio e che già sollevai con il presidente Scalfaro. Sono un grande sostenitore del ministro Carlo Nordio perché ha carattere ed è un magistrato competente». La sua storia mi fa intuire che non sia però d'accordo sulla riforma del premierato. «Esatto, non c'è la necessità di avere un primo ministro eletto direttamente dal popolo perché questo darebbe una legittimità molto superiore a quella del presidente della Repubblica». In questi anni sembra che il potere si sia spostato sempre più verso il Quirinale. «Sicuramente Scalfaro e Napolitano sono stati presidenti interventisti. Le faccio un esempio...». Prego. «L'allora presidente Napolitano credo fosse insoddisfatto del governo Letta perché lo trovava lento nel portare avanti l'azione di governo. Mi risulta che un giorno abbia chiamato Renzi a colazione al Quirinale dicendogli che lo avrebbe sostenuto... e a quel punto Renzi ha tolto l'appoggio a Letta». Questo conferma quanto le ho chiesto. «Non è proprio così, il presidente della Repubblica può supplire quando ci sono carenze nell'azione di governo ma non deve interferire». Quanto lei ha evidenziato va però nella direzione opposta. «Io ho fatto l'esempio di Napolitano che certo ha interferito». E l'attuale Presidente Mattarella? «Rispetto la sua personalità. I 14 anni di mandato sono troppo lunghi, è una generazione e c'è il rischio di non riuscire a rappresentare più la società di oggi. Serve una riforma costituzionale che istituisca un solo mandato se si vuole ancora i 7 anni». Perché Draghi mancò l'elezione al Colle nel 2022? «Premesso che io appoggiavo il senatore Casini, per la presidenza della Repubblica non ci si candida, si viene scelti». Quest'estate lei ha lanciato Meloni per il dopo Mattarella. «Il mio è un semplice ragionamento: finita questa legislatura e con una eventuale riconferma della maggioranza uscente, Giorgia Meloni nel 2027 avrà 50 anni. Quindi, un'età che gli consentirebbe l'eleggibilità a presidente della Repubblica e uno spazio temporale sufficiente per continuare a crescere e diventare una grande figura internazionale». Non sarebbe una svolta presidenziale? «No, perché diventerebbe presidente sulla base della Costituzione esistente, di cui a sua volta diventerebbe una grande difenditrice. Il presidente della Repubblica è il garante non solo dell'unità nazionale ma della nostra Costituzione». E a Palazzo Chigi chi potrebbe prendere il suo posto? «Non so, ma l'unica persona spendibile e pronta potrebbe essere il ritorno di Mario Draghi». Qual è invece la situazione nel cosiddetto «campo largo»? «La sinistra non riesce a esprimere una visione d'Italia». Dopo il Meeting di Rimini si è parlato di «democristianizzazione» della Premier. «Ha capito cosa vuole dire governare. Lei sta sicuramente smussando le parti estreme per avvicinarsi ad una posizione più centrale. In sintesi: è pragmatica e fa politiche di moderazione». Quale consiglio vorrebbe darle? «Nonostante le pressioni deve continuare a contenere la spesa pubblica, tenere ordine nelle finanze pubbliche e nei limiti delle risorse disponibili cercare di aiutare le fasce meno abbienti». Un difetto e un pregio di Meloni? «Nel complesso ho rispetto e ammirazione. Un difetto: non ha conoscenza in economia e finanza. Un pregio: nelle questioni politiche è una belva, è articolata ed efficace». Fra due anni la voterebbe? «Probabilmente sì». Quali sono tre elementi che servono ad un leader per guidare un governo? «Capacità di giudizio, carisma e un tocco di spregiudicatezza». Lei li ha avuti? Ride. Ci pensa un po'. «Io credo in Machiavelli: in politica come nella vita servono virtù e fortuna».
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