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Meloni-Draghi, vertice in vista. E il Pd boicotta l'Italia: ricatto a von der Leyen su Fitto
11-09-2024, 10:30
Giorgia Meloni ha telefonato a Mario Draghi per invitarlo a Palazzo Chigi per un confronto sul rapporto sul futuro della competitività europea che l'ex premier ha presentato due giorni fa. Segno di una stima fra la premier e Supermario che si era intravista già all'epoca della cerimonia della campanella, il tradizionale cambio della guardia tra il presidente del Consiglio uscente e quello appena eletto. Basta guardare le dichiarazioni. «Bisogna agire abbandonando l'illusione che solo la procrastinazione possa salvare il consenso» ha scritto Draghi nella sua relazione. Parole molto simili a quelle pronunciate da Giorgia Meloni che disse: «L'Ue deve cambiare le priorità. Auspico un approccio più pragmatico verso i problemi dei cittadini». Intanto i Socialisti europei, insieme al Pd, provano a boicottare l'ingresso di Raffaele Fitto nella Commissione europea. «Non vogliamo Ecr nel cuore dell'Europa», dicono guardando a Fitto. Alla prova del voto per la nuova Commissione potrebbero ritirare il loro sostegno alla squadra proposta da Von der Leyen. Astenendosi, quando non votando contro. Ma dando in ogni caso un segnale forte – e sulla carta, esiziale – per la maggioranza Ursula, che a quel punto andrebbe a farsi benedire. Questo allarme rosso, in tutti i sensi, ha suggerito alla presidente della Commissione di rimandarne la presentazione al 17 settembre. A von der Leyen serve più tempo, tra quote rosa e veti incrociati. Ci sono problemi con le donne, indicate dai governi in numero irricevibile dalla Presidente. Ma sale anche la tensione con socialisti e Verdi sulla designazione del ministro Fitto come vicepresidente esecutivo. L'ala sinistra della nuova maggioranza Ursula sta puntando i piedi, probabilmente per ottenere qualcosa di più. Ma anche per tenere fede alla bandiera ideologica che troppe volte prevale sul merito, sulla competenza e sull'autonomia di giudizio. Succede così che i Socialisti e Democratici al Parlamento europeo (S&D) minaccino di non sostenere i nuovi commissari se non saranno rispettati gli accordi tra i gruppi e von der Leyen. I socialisti hanno puntato il dito contro la volontà della Presidente di voler «attivamente portare l'Ecr» - il gruppo dei Conservatori di cui fa parte Fratelli d'Italia -, «nel cuore della Commissione», con l'attribuzione di una delle vicepresidenze esecutive al commissario legittimamente designato dal governo italiano. Elly Schlein tiene il punto: «Abbiamo detto che avremmo valutato con attenzione deleghe e portafoglio, ma vogliamo subito chiarimenti su che fine fanno i dossier di cui si occupa il ministro. Valuteremo anche al termine del ciclo di audizioni che ci saranno». Pina Picierno, europarlamentare dem che del Parlamento Europeo è stata vicepresidente, prende le distanze con un timido segnale di apertura: «Valuteremo Fitto senza pregiudizi, ma dia segnali ampiamente europeisti». Apre a Fitto anche Nicola Zingaretti, neoeletto a Bruxelles: «Come Italia, ben venga un ruolo importante per la nazione». Replica secca del capogruppo S&D Iratxe García Pérez, socialista spagnola del Psoe, che chiude le porte in faccia a Fitto. Una dinamica che fa dire al vicecapodelegazione del M5S al Parlamento europeo, Gaetano Pedullà: «Pd e S&D condividono la stessa linea? Non vorremmo che questo tira e molla poi alla fine si risolva nel classico "tutto deve cambiare perché tutto resti come prima". Il M5S non farà sconti a Fitto». L'interesse nazionale viene per ultimo. Prima la propria bandierina, le contrapposizioni ideologiche. Proprio al contrario di quel che accadde con la designazione di Paolo Gentiloni, che venne votato anche dal centrodestra. «Le minacce dei socialisti di non votare i commissari europei sono una pistola scarica», chiosa il capogruppo di Forza Italia al Parlamento europeo, Fulvio Martusciello. Maurizio Lupi, presidente di Noi Moderati, si associa: «Fitto è stimato in Europa anche oltre il perimetro del centrodestra, ci auguriamo che le opposizioni dimostrino responsabilità».
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