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Meloni leader dell'anno: la "più potente" per Politico, presa a modello nell'Ue
11-12-2024, 08:55
Giorgia Meloni ha vinto il premio di politico «most powerful» nella «classifica» di Politico delle 28 persone più influenti d'Europa. Nelle motivazioni vengono elencati una serie di meriti della premier. Per primo quello di essere riuscita a trasformare un partito di estrema destra in un partner stabile e affidabile sia per Bruxelles, sia per Washington. «Il suo governo ha introdotto politiche di estrema destra, in particolare sulla migrazione e sui diritti LGBTQ+, che hanno raccolto reazioni contrastanti in Europa, che vanno dall'indifferenza all'approvazione. Meloni è riuscita a garantire un governo stabile nonostante le sfide dell'Italia, proiettando un'immagine di dominio sia nella politica interna che internazionale. È stata in grado di reprimere il dissenso con mezzi legali, prendendo di mira critici, media e politici dell'opposizione» scrivono dalla redazione di Politico. E ancora. «Mentre il suo governo ha espresso preoccupazione per il declino democratico, in particolare per quanto riguarda la libertà di parola, l'Unione Europea ha ampiamente trascurato queste questioni, dato il sostegno della Meloni su questioni chiave come la migrazione. Ha lavorato con i leader dell'UE, in particolare assicurando accordi sulla migrazione con paesi come Tunisia ed Egitto. Il suo approccio alla gestione della migrazione ha influenzato le politiche dell'UE e le sue azioni sono ammirate dai partiti di estrema destra in tutta Europa». Insomma un premio per una outsider che è riuscita a portare la maggioranza dei politici europei, oltre all'amministrazione statunitense, sulle sue posizioni. Non solo. È riuscita a far sì che le sue soluzioni a macroproblemi come quello dell'immigrazione venissero prese a modello per l'Unione europea. «Meloni isola l'Italia», «Con Meloni al governo il Paese sarà sempre più periferico nello scacchiere mondiale». Erano solo alcuni dei refrain che le opposizioni utilizzavano durante la campagna elettorale per convincere i cittadini a non votare la coalizione di centrodestra. Solito ritornello che si è riproposto quando la delegazione italiana di FdI, dentro Ecr, al Parlamento europeo si oppose al secondo mandato di Ursula von der Leyen come presidente della commissione europea. Poi gli equilibri sono cambiati. Von der Leyen ha capito che non poteva fare a meno non solo dell'Italia, ma anche dei conservatori. I «pilastri» che tenevano in piedi la sua commissione, ossia Francia e Germania, hanno iniziato a traballare. Scholz e Macron si trovano in una posizione di debolezza assoluta che non gli permette più di guidare la leadership europea. E anche il governo Sanchez in Spagna non sembra godere di ottima salute. Nel frattempo la destra ha iniziato ad avanzare non solo nel Vecchio Continente ma anche negli Stati Uniti dove i repubblicani hanno vinto le elezioni con Donald Trump. Qualche giorno fa a Parigi durante la cerimonia di apertura della cattedrale di Notre Dame, rimessa a nuovo dopo l'incendio del 2019, i gufi si sono dovuti ricredere. The Donald, infatti, ha incontrato Meloni e in una intervista dopo il vis a vis ha dichiarato: «She's great». Mentre Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea, ha vinto il premio per la persona più influente nella categoria dei «doers» (le persone che fanno).
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