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Napoli, la statua delle polemiche, femministe contro il Pulcinella di Pesce: "È patriarcato"
10-10-2024, 18:02
«Tu si na cosa grande», come la celebre canzone di Domenico Modugno. Si chiama così l'opera dedicata alla città di Napoli dallo scultore e designer Gaetano Pesce, scomparso lo scorso 3 aprile a New York, esposta in piazza Municipio, dove sarà visitabile fino al 19 dicembre. Sostituisce la chiacchierata «Venere degli Stracci», scultura di Michelangelo Pistoletto ricostruita dopo essere stata distrutta a causa di un incendio appiccato da un giovane clochard. Se della Venere di Pistoletto si è tanto parlato per un caso di cronaca, l'installazione di Pesce, curata da Silvana Annichiarico, ha attirato l'attenzione per le fattezze stesse della mastodontica opera, posizionata a pochi passi dal Municipio e dal Maschio Angioino, tra i siti più fotografati e 'instagrammatì della città. Si compone di due sculture in dialogo fra loro. La prima rivisita l'abito di Pulcinella, appoggiandolo su una struttura metallica sottile alta 12 metri e mantenuta in equilibrio da cavi su cui si attorcigliano fiori sintetici di diversi colori. Di notte il grande abito è illuminato dall'interno. Di fronte c'è una seconda scultura, un cuore rosso alto 5 metri, a sua volta illuminato internamente nelle ore notturne e trafitto da una freccia metallica che lo sostiene, conficcata su una piattaforma di legno di forma triangolare alta 50 centimetri. Per tanti, però, la scultura sembra solo avere una forma fallica, esattamente come il cornetto rosso portafortuna, tra i souvenir più richiesti di Napoli e segno di buon auspicio, o i numerosi simboli fallici riprodotti a Pompei. L'installazione ha provocato anche la protesta di una nutrita lista di associazioni femministe che hanno scritto al sindaco Gaetano Manfredi: «Le donne non possono accettare questo trionfo della misoginia fallocratica dopo secoli trascorsi a destrutturare potere e cultura maschiocentrica e patriarcale. Non ce ne voglia la buonanima di Gaetano Pesce, che Vittorio Sgarbi nel suo ricordo del 6 aprile definiva costruttore di forme: questa forma qui è il simbolo fondativo della dittatura patriarcale e il patriarcato», scrivono tra l'altro le associazioni.
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