s

"Nessuna deviazione a Cipro". La Flotilla rifiuta la mediazione
Ieri 25-09-25, 14:57
La rotta non cambia. La “Global Sumud Flotilla”, missione internazionale diretta verso Gaza per consegnare aiuti umanitari, ha respinto con fermezza la proposta – sostenuta anche dalle autorità italiane – di deviare verso Cipro per poi far giungere gli aiuti alla popolazione palestinese tramite il Patriarcato Latino di Gerusalemme. “La nostra missione rimane fedele al suo obiettivo originario: rompere l'assedio illegale e portare direttamente gli aiuti alla popolazione assediata di Gaza”, fa sapere in una nota la delegazione italiana del “Global Movement to Gaza”, in rappresentanza del comitato direttivo della Flotilla. Una posizione netta che entra in collisione con gli sforzi del governo Meloni per trovare una soluzione diplomatica dopo i ripetuti attacchi contro le imbarcazioni civili in acque internazionali. Fonti diplomatiche confermano che l'Italia, preoccupata per la sicurezza dei partecipanti e consapevole della delicatissima cornice geopolitica, ha esplorato la possibilità di un approdo alternativo a Cipro. Da lì, gli aiuti sarebbero stati presi in carico da organizzazioni umanitarie con l'appoggio della Chiesa cattolica e recapitati via terra. Una soluzione “tecnica” che, secondo Roma, avrebbe potuto salvare sia il valore umanitario della missione sia le relazioni diplomatiche con Israele, evitando lo scontro diretto. Ma per gli attivisti, questa proposta rappresenta una resa. “Qualsiasi deviazione o ostacolo costituisce una violazione del diritto internazionale e un affronto all'ordinanza provvisoria della Corte Internazionale di Giustizia, che impone a Israele di facilitare gli aiuti verso Gaza”, spiegano. A complicare ulteriormente la situazione sono gli attacchi subiti dalla Flotilla. In almeno tre occasioni, le imbarcazioni civili sono state bersaglio di droni in acque internazionali, l'ultima volta a sud di Creta. L'Italia e la Spagna sono intervenute inviando navi militari per fornire supporto e protezione, mentre il governo israeliano, pur non rivendicando direttamente gli attacchi, non ha nascosto l'intenzione di impedire l'arrivo di navi non autorizzate a Gaza. Il premier Giorgia Meloni ha parlato di “iniziativa irresponsabile”, sottolineando i rischi che una missione del genere può comportare in un teatro di guerra aperto. Ma le critiche non hanno smosso gli attivisti, che insistono: “Siamo civili disarmati. La nostra missione è legittima e protetta dal diritto internazionale”. Questi i numeri diffusi dalla delegazione della Flotilla: dal 7 ottobre 2023 Israele avrebbe ucciso oltre 65mila persone a Gaza, con più di 167mila feriti. A questi si aggiungono le migliaia di dispersi sotto le macerie. Solo nella giornata di ieri, secondo fonti locali, 30 persone sarebbero state uccise dai raid israeliani, tra cui 11 membri della stessa famiglia, inclusi bambini, nel bombardamento di una casa a Gaza City. Le operazioni militari israeliane proseguono anche nel campo profughi di Bureij e nel quartiere Tal al-Hawa, mentre la comunità internazionale continua a dividersi tra chi chiede un cessate il fuoco immediato e chi difende il diritto di Israele a proteggersi dagli attacchi di Hamas. La Flotilla non è solo una missione umanitaria. È un gesto politico. L'obiettivo dichiarato è quello di rompere simbolicamente il blocco che Israele impone via mare alla Striscia di Gaza dal 2007, considerato illegale da numerose risoluzioni Onu ma mai rimosso. Per il governo italiano, tuttavia, il problema è più complesso: partecipare attivamente a una missione che sfida direttamente la sovranità israeliana potrebbe esporre il Paese a conseguenze diplomatiche e militari. A oggi, Roma si muove su un crinale delicato: da un lato l'obbligo morale e giuridico di difendere l'accesso umanitario; dall'altro la necessità di mantenere relazioni solide con Israele, alleato strategico nella regione, e di garantire la sicurezza dei cittadini italiani coinvolti nella missione. La situazione resta tesa. La Flotilla continua la sua navigazione con l'intenzione di entrare nelle acque di Gaza, nonostante i rischi e le minacce. Roma ha rafforzato la presenza navale nel Mediterraneo orientale e monitora da vicino gli sviluppi. Nel frattempo, il dibattito resta aperto: fino a che punto l'Italia è disposta a sostenere una missione che, pur partendo da un intento umanitario, si colloca al centro di una delle crisi più esplosive del nostro tempo?
CONTINUA A LEGGERE
3
0
0
Guarda anche
Il Tempo
Ieri, 23:39
Ecco il Palazzo di Vetro dell'Onu a New York
Il Tempo
Ieri, 23:37
La statua della pistola annodata, simbolo dell'Onu, davanti alla sede a New York
Il Tempo
Ieri, 23:10
Casadei regala gli ottavi al Toro, Pisa sconfitto 1-0
Il Tempo
Ieri, 23:05