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No al terzo mandato: “È incostituzionale”. La Consulta ferma De Luca. Ed è caos Regionali
10-04-2025, 08:10
Vincenzo De Luca non si può ricandidare per il terzo mandato da presidente della Regione Campania e a stabilirlo è la Corte Costituzionale, che ha ritenuto incostituzionale la legge della Regione che consente al presidente della giunta regionale uscente che ha già svolto due mandati consecutivi di candidarsi per un terzo mandato. L'articolo 1 della legge della Regione, ricostruisce la Consulta, «dopo avere previsto che non è immediatamente rieleggibile alla carica di Presidente della Giunta regionale chi, allo scadere del secondo mandato, ha già ricoperto ininterrottamente tale carica per due mandati consecutivi», ha tuttavia stabilito che, «ai fini dell'applicazione della presente disposizione, il computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge». Ma proprio inserendo questo inciso, sottolinea, la Regione «ha reso inapplicabile, per la prossima tornata elettorale, il principio fondamentale del divieto del terzo mandato consecutivo» posto dallo Stato con la legge numero 165 del 2004, «così violando l'articolo 122, primo comma, della Costituzione, che attribuisce al legislatore regionale il compito di disciplinare, tra l'altro, le ipotesi di ineleggibilità del presidente della Giunta regionale nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica». Il divieto del terzo mandato consecutivo «opera, infatti, per tutte le Regioni ordinarie dal momento in cui esse hanno adottato una qualsiasi legge in materia elettorale, nel contesto di una scelta statutaria a favore dell'elezione diretta del presidente della Giunta regionale». Una vittoria per il Governo, anche se la questione non ha ripercussioni solo in Campania (a guida Pd), ma anche in Veneto (Lega), dove c'era un Luca Zaia fiducioso in un verdetto differente. Non si è fatta attendere, infatti, la replica del presidente Vincenzo De Luca: «Accolta una tesi strampalata, progettata in udienza, che ha fatto inorridire autorevoli costituzionalisti. La buona notizia è che ci sarà molto lavoro per gli imbianchini. Si dovrà infatti cancellare in tutte le sedi giudiziarie del Paese la scritta: la legge è uguale per tutti». Un commento che secondo il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri «lo conferma arrogante e somaro. Si dimetta subito!». Ma il disappunto per la decisione della Consulta si legge anche nelle parole di Zaia: «Siamo di fronte a un Paese che, in alcune delle proprie norme, vive nell'ipocrisia. La sentenza, di natura tecnica, riguarda la Regione Campania. Senza entrare nel merito dei tecnicismi della legge campana, la Corte chiarisce che chi ha già ricoperto due mandati consecutivi non può candidarsi per un terzo. Si tratta, appunto, di un rilievo tecnico. C'è però un ulteriore elemento da approfondire. La Corte afferma nella nota che questo principio si applica a tutte le regioni che si sono dotate di una legge elettorale. A questo punto, la domanda che sorge è: cosa accade nelle regioni che non l'hanno adottata?». Diverso il pensiero del presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi: «La Consulta ha posto fine a un dibattito che si è protratto sin troppo. Gli organi di governo eletti direttamente dai cittadini devono necessariamente avere un limite di mandati, è una garanzia adottata da tutti i sistemi democratici, prevista anche dalla riforma sul premierato. Non solo, la Corte Costituzionale ha ricordato con chiarezza a De Luca di essere un presidente di regione e non un viceré e che la democrazia ha le sue regole». Concetto ribadito anche da Mara Carfagna, segretaria di Noi Moderati che sottolinea come «le leggi si rispettano, non si aggirano con trucchi o espedienti». Da parte del Pd prendono «atto della sentenza della Corte Costituzionale». A dirlo è Antonio Misiani, commissario del Pd in Campania, annunciando l'intenzione di avviare «una pagina nuova» in vista delle prossime elezioni regionali.
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