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Obiettivo Maduro: c'è l'accordo Putin-Trump per la svolta in Venezuela
Oggi 25-08-25, 10:04
Amerigo De Grazia e Margarita Paulina Assenza, due cittadini italo-venezuelani detenuti nelle prigioni del regime, sono stati liberati. Entrambi fanno parte di un gruppo di tredici prigionieri politici scarcerati nelle ultime ore dal governo di Nicolas Maduro, da metà agosto al centro della pressione militare degli Stati Uniti. In Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha accolto la notizia parlando di «un passo avanti» e confermando che rimangono una dozzina di connazionali ancora dietro le sbarre. Tra questi, il caso più delicato è quello di Alberto Trentini, su cui la Farnesina continua a esercitare pressioni. De Grazia, ex deputato dell'opposizione, era rinchiuso dal 7 agosto 2024 nell'Helicoide, in isolamento e con condizioni mediche critiche. Assenza, collaboratrice del sindaco di Maracaibo Rafael Ramírez, era stata arrestata il 2 ottobre con l'accusa di «reati contro il patrimonio dello Stato». Dovranno comparire in tribunale già oggi e non potranno lasciare Caracas. Secondo alcuni osservatori internazionali e membri dell'opposizione, il rilascio dei prigionieri politici rappresenterebbe un tentativo di Maduro di frenare l'azione americana, temuta come una minaccia diretta alla sua permanenza al potere. Nelle ultime apparizioni televisive il presidente sarebbe apparso visibilmente preoccupato e, dopo l'annuncio degli Stati Uniti sul dispiegamento di unità navali davanti alle coste venezuelane, si è persino diffusa la voce di una sua fuga a Cuba. Una notizia poi smentita, ma che restituisce la misura della tensione che attraversa il Paese. Il rilascio dei due italiani si inserisce in uno scenario. A metà agosto, l'amministrazione Trump ha ordinato il dispiegamento di tre cacciatorpediniere lanciamissili al largo delle coste venezuelane, affiancati da aerei da pattugliamento P-8 Poseidon, un sottomarino nucleare e oltre 4.000 tra marinai e Marines. Ufficialmente si tratta di un'operazione contro il narcotraffico, ma la portata militare e la tempistica destano preoccupazione nel regime. Washington ha anche raddoppiato la taglia su Maduro, portandola a 50 milioni di dollari. Secondo la Casa Bianca, il presidente venezuelano guida un «cartello narco-terrorista» radicato nelle forze armate e coinvolto nel traffico di cocaina adulterata con fentanyl diretta verso gli Stati Uniti. «Useremo ogni elemento del nostro potere» per fermare i responsabili, ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt. Secondo alcuni analisti, la mossa di Trump in Venezuela farebbe parte degli accordi di Anchorage con Putin che, in cambio di un allentamento dell'interesse Usa sull'Ucraina, non ostacolerebbe le operazioni in Venezuela e in Medio Oriente, Iran compreso. Di fronte alla minaccia, Maduro ha risposto ordinando la mobilitazione di 4,5 milioni di miliziani tra riservisti e volontari armati. Ma la giornata di arruolamento convocata per sabato ha mostrato piazze vuote in molte regioni. «Un fallimento clamoroso», ha commentato l'oppositore César Pérez Vivas. María Corina Machado ha ribadito il sostegno alla linea dura americana, ricordando che alle presidenziali del 2024 i venezuelani avevano votato per Edmundo González, ma il chavismo è rimasto al potere grazie proprio a quella «struttura mafiosa e narcotrafficante». Cuba si è schierata immediatamente al fianco di Maduro, mentre il Messico ha negato qualsiasi legame tra Caracas e i cartelli, prendendo le distanze da un intervento militare esterno. Nel frattempo, un nuovo rapporto della Ong Transparency Venezuela ha documentato come 36 petroliere «furtive» abbiano operato clandestinamente nei porti petroliferi del Paese a luglio. Queste imbarcazioni avrebbero aggirato i controlli disattivando i sistemi di tracciamento Ais e compiendo manovre di trasferimento di greggio tra navi nella baia di Amuay. Un modo per eludere le sanzioni dell'Office of Foreign Assets Control (Ofac) statunitense e alimentare il mercato nero del petrolio diretto verso Cina, Cuba e Russia.
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