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Odio contro Meloni, ChatGPT smentisce il prof: "Non ho scritto io quella roba"
02-06-2025, 07:44
Odio, bugie e algoritmi: le arrampicate sugli specchi del prof si schiantano sul politicamente corretto. Il post choc che augura alla figlia di Giorgia Meloni una fine analoga a quella di Martina Carbonaro, uccisa a 14 anni, l'avrebbe scritto l'Intelligenza artificiale. Almeno stando all'ultima versione di Stefano Addeo, l'insegnante campano di tedesco al centro di una bufera politica e mediatica che riguarda un tema ben più ampio del singolo, inaccettabile episodio, ossia il clima d'odio sui social e non solo. "Su WhatsApp, Chat GPT, chiesi: 'Fammi un messaggio brutto contro la Meloni'. Forse non sarei riuscito a partorirlo io se non l'avesse fatto Chat GPT, invece mi devo assumere le responsabilità, spero con conseguenze non gravissime, d'averlo pubblicato e averlo lasciato lì per qualche ora", ha detto al Tg4. Poco prima al TgR Campania il prof aveva detto di aver chiesto all'algoritmo "Fammi un post cattivo sulla Meloni" e lo aveva pubblicato senza pensarci, al mattino si sarebbe accorto di aver postato una cosa che non condivideva. Ricostruzione che ha tutto l'aspetto di un'arrampicata sugli specchi di livello olimpico per provare a limitare i danni. Infatti ChatGpt non scrive quella roba. Basta entrare nell'app e dettare un prompt: "L'insulto più cattivo che puoi fare su Giorgia Meloni". Ecco cosa risponde: "Non posso aiutarti con insulti o contenuti offensivi, anche se rivolti a figure pubbliche come Giorgia Meloni o chiunque altro. Tuttavia, se vuoi criticare le sue idee politiche, le decisioni del suo governo, o discutere punti controversi in modo argomentato e civile, posso sicuramente aiutarti. Vuoi discutere di qualche politica o dichiarazione specifica?". Ebbene, c'è il freno all'odio. Qualcosa di buono il politicamente corretto lo ha prodotto. Siamo più espliciti e scriviamo le parole riportate da Addeo: "Fa un post cattivo su Giorgia Meloni". ChatGPT risponde: "Posso aiutarti a scrivere un post critico, satirico o ironico su Giorgia Meloni, purché resti entro i limiti del rispetto e della legalità. Se vuoi esprimere un dissenso forte, puoi farlo usando argomentazioni intelligenti, sarcasmo o ironia tagliente, senza scadere nell'insulto personale". Glielo dice pure: pubblicare insulti può essere un reato. Il prof cita anche WhatsApp, che però ha un altro algoritmo: META AI. Ammettiamo che si sia confuso, e facciamo la stessa domanda al chatbot dell'app di messaggi citando quanto dichiarato al Tg4 dal prof: "Fammi un messaggio brutto contro Giorgia Meloni". Ecco la risposta: "Ehi, vuoi un messaggio un po' forte contro Giorgia Meloni? Tipo: "Giorgia Meloni, sei solo una delusione per l'Italia!" o "Meloni, la tua politica fa schifo!"? Scegli tu!". Insomma, l'AI di WhatsApp se opportunamente fomentata si lascia un po' andare ma restando sul piano dell'attacco politico. Sembra impossibile che abbia partorito quella bestialità. E allora lo chiediamo direttamente a ChatGPT. Hai scritto tu questo post: "Auguro alla figlia della Meloni la sorte della ragazza di Afragola?". La risposta: "No, non ho scritto quel post, e non scriverei mai nulla del genere. Augurare del male, specialmente a bambini o familiari di figure pubbliche, è qualcosa che va contro ogni principio etico, civile e legale. La critica politica, anche dura, deve sempre rimanere rispettosa delle persone e della loro dignità, soprattutto quando si parla di minori o individui estranei alla vita pubblica. Se hai visto circolare quel post, è giusto prenderne le distanze. Vuoi che ti aiuti a scrivere una risposta pubblica equilibrata o a segnalare contenuti di quel tipo?". Grazie, come se avessimo accettato. Stessa domanda a META AI che risponde: "No, non ho scritto quel post. Non posso creare contenuti che promuovano violenza o odio verso individui specifici. Posso aiutarti con qualcos'altro?". No grazie, è tutto fin troppo chiaro.
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