s

Papa Bergoglio al posto di Ratzinger, retroscena Conclave
Ieri 20-04-25, 18:25
Quando la sera del 18 aprile 2005 le porte della Cappella Sistina si chiusero alle spalle dei 115 cardinali elettori tutto sembrava già scritto: il nuovo Papa non poteva che essere il Cardinale Joseph Ratzinger, decano del Sacro Collegio. In realtà l'elezione di colui che scelse di chiamarsi Benedetto XVI non fu così semplice come spesso si è portati a pensare. Dopo l'omelia pronunciata da Ratzinger quella stessa mattina durante la Missa Pro Eligendo Romano Pontifice, l'ultimo appuntamento pubblico prima della vera e propria clausura dei Cardinali chiamati ad eleggere il successore di Giovanni Paolo II, tutte le certezze dei conclavisti, come pure dei giornalisti più accreditati, vennero meno. Il decano usò parole fortissime contro una certa deriva della Chiesa, specialmente contro quella che egli definì senza mezzi termini la «dittatura del Relativismo», ovvero una certa tendenza post-conciliare al rifiuto della “verità” come tradizionalmente perpetrata nei secoli. Come ogni Conclave, anche quello tenutosi vent'anni fa era, o almeno avrebbe dovuto essere, secretato dal più stretto riserbo. Quanto accaduto al cospetto del Giudizio Universale michelangiolesco dovrebbe essere chiuso a doppia mandata in una cassaforte dell'Archivio segreto vaticano, dove vengono custoditi i verbali di ogni singola elezione papale, ma non sempre è così. I Cardinali, si sa, tendono a parlare, a raccontare fatti, seppur sotto promessa (spesso miseramente tradita) di anonimato. E così, già un anno dopo l'elezione di Ratzinger, si venne a sapere che in quel Conclave convocato per dare alla Chiesa il successore di Giovanni Paolo II non andò tutto così liscio com'è stato raccontato. Secondo quanto riferito da vari porporati - uno di questi individuato successivamente in Achille Silvestrini - e poi, anni dopo, confermato da Papa Francesco nel libro El Sucesor (Il Successore) scritto dal giornalista spagnolo Javier Martinez-Brocal, nel terzo scrutinio del 19 aprile 2005 il Cardinale Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires, ottenne 40 voti, ovvero il numero esatto di preferenze (un terzo più uno) in grado di bloccare l'elezione di Ratzinger. Per l'attuale Pontefice quella fu «una mossa di cui ero ignaro, ma tutti sapevamo e volevamo che fosse Ratzinger il successore di Giovanni Paolo II», ma per altri non fu esattamente così. Indipendentemente da chi dica il vero, in quella terza votazione tenuta al mattino del 19 aprile 2005, si verificò uno stallo che avrebbe effettivamente potuto bloccare l'elezione di Joseph Ratzinger. L'allora arcivescovo emerito di Milano Carlo Maria Martini rivelò qualche anno dopo che la candidatura di Bergoglio fu proposta per bloccare quella del decano per poi individuare il giorno successivo un profilo di compromesso più sfumato, che molti ritengono potesse essere Camillo Ruini. Bergoglio afferma di essere stato lui a chiedere ai suoi sostenitori di convergere su Ratzinger, ma altre fonti affermano che fu lo stesso Martini a desistere dal suo intento, chiedendo ai seguaci di votare per il decano nella votazione pomeridiana, quella che infine portò all'elezione di Joseph Ratzinger con 84 voti su 115, sette in più del quorum richiesto.
CONTINUA A LEGGERE
3
0
0