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Parolin perde posizioni nel Conclave: la bomba del FT sull'accordo segreto
05-05-2025, 17:09
Mentre si avvicina il conclave che dovrà eleggere il prossimo Papa, uno dei nomi più citati tra i possibili successori di Francesco resta quello del cardinale Pietro Parolin. Ex segretario di Stato vaticano e a lungo uomo di fiducia del Pontefice, Parolin è considerato tra i candidati più accreditati. Ma a pesare sulla sua candidatura, secondo quanto sostiene il Financial Times, sarebbe soprattutto l'accordo segreto siglato nel 2018 con il governo cinese per la nomina dei vescovi, un'intesa che suscita ancora forti divisioni all'interno della Chiesa. Parolin, 70 anni, è stato l'artefice del comproesso che intendeva sanare la frattura tra le chiese "ufficiali" controllate da Pechino e le comunità sotterranee rimaste fedeli a Roma. L'accordo concede alla Cina un ruolo formale nella selezione dei vescovi, un punto che molti, soprattutto tra i cattolici cinesi, considerano inaccettabile. "Generazioni di fedeli sono stata martirizzate per essersi opposte al controllo comunista sulla Chiesa - ha dichiarato John Allen Jr, direttore del sito cattolico Crux -. Per molti, questo patto è un tradimento delle loro sofferenze". Anche il cardinale Joseph Zen, storica voce della resistenza cattolica di Hong Kong e arrestato nel 2022 per il suo sostegno alle proteste pro-democrazia, ha espresso con forza la propria contrarietà. Troppo anziano per votare in conclave, Zen è comunque presente a Roma, dove partecipa alle congregazioni sulla direzione futura della Chiesa. "Pechino ha ottenuto ciò che voleva - ha commentato Lucia Cheung, del Centre for Catholic Studies della Chinese University di Hong Kong - Non rispetta la volontà della Chiesa, né i criteri spirituali per la nomina dei vescovi". Secondo il sinologo Francesco Sisci, l'accordo ha prodotto pochi risultati concreti. "La Cina ha rallentato il processo delle nomine, molte diocesi restano senza vescovi. È stato un grande investimento con pochi ritorni'', ha osservato. Eppure, altri sostengono che l'intesa abbia almeno favorito una riconciliazione interna alla comunità cattolica cinese. "I fedeli ora possono celebrare la messa insieme - ha detto lo storico Agostino Giovagnoli - La divisione è stata superata. Era il male minore". Parolin, descritto dal Financial Times come un diplomatico abile e moderato, resta comunque tra i principali contendenti per il papato. Come ha ricordato Massimo Faggioli, docente alla Villanova University, "Parolin incarna una dottrina vaticana consolidata: bisogna dialogare con tutti, anche con il diavolo se necessario". Il cardinale italiano, conclude il Financial Times, "è il volto dell'accordo con la Cina. Alcuni lo vedono come un capolavoro diplomatico. Altri, come un segno di debolezza".
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