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Pd a pezzi, in Italia fa la lotta alle armi e in Ue salva "Lady Rearm"
10-07-2025, 08:52
Stavolta a Strasburgo è finita 14 a 5. A dividere nuovamente il Pd, un emendamento presentato dalla delegazione polacca di Ecr sulla relazione sul «costo umano della guerra in Ucraina», approvato con 427 voti a favore. Il punto nevralgico è la richiesta di «fornitura immediata in quantità significative di missili Taurus». Il Nazareno a botta sicura chiede ai propri eurodeputati di votare contro, seguendo pedissequamente il M5S e Avs; il capo delegazione, Nicola Zingaretti, però non riesce a impedire il dissenso. Cinque «renitenti» si smarcano e votano a favore, come Forza Italia e Fratelli d'Italia: Elisabetta Gualmini, Pina Picierno, Irene Tinagli, Giorgio Gori e Pierfrancesco Maran. Sul testo definitivo, approvato dalla plenaria del Parlamento Europeo (e dal Pd), si astengono i due «indipendenti» ventriloqui di Elly Schlein: Cecilia Strada e Marco Tarquinio. Da via di Campo Marzio arriva subito il bastone. Lo prende in mano l'eurodeputato 5 stelle Danilo Della Valle: «Sorprende, ma non troppo, che cinque europarlamentari del Pd, in dissenso dalla loro delegazione, abbiano sostenuto un emendamento guerrafondaio dell'estrema destra polacca». Più l'affondo finale: «Ma non erano quelli che non avrebbero mai votato con i fascisti?». Già perché oggi la plenaria voterà la mozione di sfiducia a Ursula von der Leyen sul cosiddetto Pfizergate. A presentarla è Gheorghe Piperea, europarlamentare romeno di Ecr che è riuscito a raccogliere le firme necessarie per metterla all'ordine del giorno. Per il M5S un'altra ghiotta occasione per creare difficoltà agli alleati dem: «Voteremo a favore». Leggermente più cauti, da Avs: «Usciremo dall'aula». Insomma, il solito guazzabuglio per il Pd: che fare? A poche ore dal voto, i socialisti non hanno ancora deciso. È in ballo fino all'ultimo l'ipotesi dell'astensione: «Bisogna dare una lezione alla Presidente, che ormai si appoggia sistematicamente alla destra». La delegazione italiana dei dem é naturalmente in confusione, solo la minoranza ha già deciso che voterà no. I riformisti sottolineano la discesa in campo del Premier ungherese Viktor Orban: «Signora presidente, è ora di andarsene», il suo messaggio a Ursula. Un messaggio esplicito ad Elly Schlein: la sua avversione per la Commissione del «riarmo» non può farla finire in sintonia con il nemico magiaro. L'eterna tentazione della segretaria Pd vorrebbe andare a braccetto con il campo largo anche in Europa, ma per un motivo o per l'altro è costretta a fermarsi. L'incompiuta del Nazareno: continua a subire l'offensiva dei dissidenti capitanati dalla «testarda» vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno. E resta imbrigliato dentro S&D, dove gli unici veri interlocutori sono gli spagnoli di Sanchez. A metà del guado, spiega l'eurodeputato dem Brando Benifei: «Mai con l'estrema destra, ma critici su von der Leyen», insomma il dilemma continua. Ieri per i dem un'altra batosta: «Una larghissima maggioranza di deputati ha deciso di mantenere nel report sull'Albania il riferimento al memorandum d'intesa Italia-Albania, riconoscendo così l'efficacia di questo modello», come sottolinea il capo delegazione di FdI Carlo Fidanza. A Bruxelles «piove» sempre.
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