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Pd barzelletta dell'europarlamento, la stroncatura dei cronisti è totale
Oggi 16-09-25, 09:37
Un'inchiesta pubblicata da Politico.eu, il portale americano che racconta all'Occidente cosa accade davvero nell'Unione Europea, offre un ritratto critico e impietoso della delegazione del Partito democratico italiano all'Europarlamento. Nonostante la delegazione dem conti ventuno membri – tra le più numerose del Partito Socialista Europeo (PSE) – risulterebbe tra le meno influenti, frammentata e incapace di fare sistema. La fotografia, basata su fonti interne ed esterne al gruppo, rivela una realtà fatta di personalismi, faide interne, scarsa padronanza dell'inglese e, soprattutto, un atteggiamento di distacco verso le dinamiche comunitarie. Gli altri socialisti europei li hanno soprannominati “il gruppo di Monte Cristo”, come se vivere e lavorare a Bruxelles fosse una forma di esilio o punizione. Politico.eu raccoglie anche le parole amare di un anonimo esponente interno al Pd: “Spagnoli e tedeschi sono meno, ma contano più di noi, che siamo ventuno”. Nel suo articolo, pubblicato sul quotidiano Libero, il condirettore Pietro Senaldi riprende e commenta l'inchiesta aggiungendo un ulteriore livello di analisi interna. “Non stiamo parlando di un'armata Brancaleone – scrive il giornalista – ma della compagine degli onorevoli del Pd eletti all'Europarlamento, così come viene raccontata dai colleghi del Partito Socialista Europeo degli altri Paesi membri”. Secondo l'analisi formulata da Senaldi, l'indebolimento del Pd a Bruxelles ha radici precise nella gestione politica della segretaria Elly Schlein. Eletta eurodeputata nel 2024, Schlein ha scelto di non rivestire alcun ruolo operativo nelle istituzioni europee, concentrandosi invece sulla politica nazionale. “La sua priorità sono le Regionali nelle Marche e in Puglia e non certo contare nell'Unione”, c'è scritto ancora nell'articolo, con il riferimento a un passaggio cruciale dell'analisi di Politico.eu che evidenzia la distanza tra la retorica europeista del partito e il reale impegno a Bruxelles. Uno degli episodi più discussi riguarda la rinuncia da parte di Schlein alla guida del gruppo socialista al Parlamento europeo, ceduta alla spagnola Iratxe García Pérez. Secondo il retroscena riportato, tale scelta sarebbe stata dettata dalla volontà di ingraziarsi il premier spagnolo Pedro Sánchez, considerato dalla leader dem una figura di riferimento politica. Ma a poco più di un anno dall'inizio della legislatura, il “patto” potrebbe non essere onorato: né Sánchez sembra intenzionato a cedere la poltrona, né i tedeschi (che spingono per l'eurodeputato René Repasi) sono disposti a fare un passo indietro. Una dinamica che mette ancora una volta il Pd italiano in posizione di debolezza. La credibilità della delegazione italiana viene minata ulteriormente dal fatto che tre dei suoi membri – Matteo Ricci, Pasquale Tridico e Antonio Decaro – sono già candidati per incarichi locali in Italia. Il loro possibile ritorno anticipato in patria apre un vuoto anche sul piano istituzionale: Decaro, ad esempio, è presidente della commissione Ambiente e Sicurezza Alimentare dell'Europarlamento. Sul suo nome si gioca una partita complessa. Spagna e Germania rivendicano già la poltrona, forti della regola informale per cui “chi va via, perde il posto”. Tra i possibili successori italiani si fanno i nomi di Alessandra Moretti e Annalisa Corrado, quest'ultima considerata troppo radicale per ottenere il consenso necessario a Bruxelles. Anche altri nomi di peso come Stefano Bonaccini, Dario Nardella e Brando Benifei potrebbero rientrare presto in Italia per le elezioni politiche del 2027. Un fatto che alimenta il malcontento tra gli alleati europei del Pd, che si domandano perché affidare incarichi strategici a chi considera Bruxelles solo una tappa intermedia. E mentre nel gruppo socialista europeo si prepara il consueto “rimpasto di metà legislatura”, la delegazione italiana rischia di restare ancora una volta ai margini. Di fronte a tutto questo, Elly Schlein mantiene un silenzio che, secondo molti osservatori, appare emblematico della sua distanza dal progetto europeo del partito.
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