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Piantedosi rivendica il contrasto all'immigrazione irregolare e difende Salvini: "Imputabile anch'io"
Oggi 18-07-25, 13:25
Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, rivendica il contrasto all'immigrazione irregolare e difende Matteo Salvini dopo che la Procura di Palermo ha depositato il ricorso in Cassazione contro la sentenza che ha assolto il leader della Lega dai reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per la vicenda Open Arms. Pur ribadendo il massimo rispetto "per tutti i passaggi giudiziari, compresa la legittima decisione di un ufficio giudiziario importante come la Procura di Palermo", il titolare del Viminale si dice dispiaciuto "umanamente, personalmente e anche professionalmente" per la decisione dei pm di rivolgersi direttamente ai giudici di legittimità per contestare un verdetto di primo grado, saltando l'appello. Intervenendo a Roma, nel corso dell'evento di Fratelli d'Italia "Parlate di mafia", Pinatedosi pone l'accento sul fatto che, nel periodo della vicenda contestata, lui era capo di gabinetto del ministro Salvini ed entrò come coindagato nell'inchiesta, prima che la sua posizione venisse stralciata dall'autorità giudiziaria. "Sono convinto che anche in questo caso non potrà che portare anche in secondo grado o in Cassazione all'assoluzione e alla legittimità dell'azione", dice fiducioso. Per il ministro, che ribadisce la forza della linea politica del governo in materia di immigrazione irregolare, difendere i confini "è qualcosa di non tanto diverso dalla lotta alle mafie". "Dispiace che in una sede giudiziaria storicamente impegnata su temi molto importanti, e a cui dobbiamo molto", com'è la Procura di Palermo, "ci sia questo valore simbolico negativo e sia l'ufficio giudiziario che ritiene che un ministro possa essere indagato per reati così gravi", sottolinea Piantedosi, che poi manda un abbraccio a Salvini. Il titolare del Viminale non fa passi indietro e, anzi, si schiera dalla parte del leader del Carroccio con determinazione e fermezza: "Saremo sempre vicini. Quindi se lui è imputabile per quello che fece, mi ritengo moralmente imputabile anche io".
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