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Pur di colpire Meloni la sinistra boccia Starlink
10-03-2025, 08:49
Amato, odiato Starlink. Comunque indispensabile. Tecnologicamente avanzatissimo e già disponibile ovunque con la sua costellazione di quasi 12mila satelliti a bassa quota, il servizio di connessione di Elon Musk è l'asset irrinunciabile a cui la sinistra vorrebbe rinunciare. Più per puntiglio ideologico che per motivazioni reali. Di fatto, dopo che Musk ha paventato di sospendere il sostegno offerto per tre anni alla difesa ucraina, è iniziato il coro degli scandalizzati: spegnere e accendere a piacimento la piattaforma di connessione satellitare – è l'argomento condiviso dai detrattori – dovrebbe scoraggiarne la sottoscrizione da parte del governo italiano. La segretaria Dem, Elly Schlein parte all'attacco dei satelliti: «Se disattivato Starlink, il fronte ucraino crolla: Elon Musk sta dimostrando che l'unica cosa che vuole è estendere il proprio impero economico, anche se questo vuol dire farlo sulla pelle di un popolo aggredito che in queste ore sta subendo l'ennesima offensiva». Proprio l'esercito ucraino aveva dichiarato che l'anno scorso erano operativi circa 42mila terminali tra militari, ospedali, aziende e organizzazioni umanitarie operative in Ucraina grazie alla connessione di Elon Musk. Ed è fuori di dubbio che i terminali Starlink hanno svolto un ruolo fondamentale nel proteggere le comunicazioni durante la guerra. «Come fa» allora «Giorgia Meloni – provoca la leader del Pd – a voler consegnare le chiavi della sicurezza nazionale italiana a Musk anche dopo aver sentito le sue ultime gravissime parole? Il governo cambi subito rotta e sul ddl Spazio non si faccia dettare la linea da Musk. Senza una rete satellitare europea efficiente e competitiva la difesa europea non potrà mai esistere», conclude. Dello stesso tono – ormai Pd e Avs vanno a braccetto su tutto, sovrapponendosi – anche il commento di Francesca Ghirra, capogruppo di Avs nella commissione Attività produttive della Camera, secondo cui «siamo di fronte ad una vera e propria follia da parte» della premier. E non c'è solo la sinistra radicale, alla quale il Pd aderisce ormai organicamente. Ci si mette perfino Italia Viva, con Enrico Borghi e Ivan Scalfarotto: «Il solo fatto che Musk possa minacciare di dare e togliere Starlink secondo i suoi capricci del momento, come minaccia di fare con l'Ucraina, è il segno inequivocabile che non si può fare affidamento su di lui per un'infrastruttura così delicata e strategica per il nostro Paese». Peccato che tra la fornitura gratuita all'Ucraina – concessa solo in piccola parte dietro a un pagamento parziale della Polonia, ha precisato ieri Elon Musk – e l'eventuale contratto di servizio governativo per l'Italia, sul piano del diritto commerciale internazionale, esista la differenza che c'è tra il giorno e la notte. Tutte le regalìe pro bono possono essere revocate, al mutare del contesto, unilateralmente. Ben diversa l'eventuale pattuizione contrattuale tra Palazzo Chigi e Musk. Alberto Pagani, ex deputato Pd considerato tra i massimi esperti di difesa e sicurezza in Italia, già nodo di connessione tra il Parlamento e la Nato, confida in un colloquio privato: «Personalmente uso Starlink da abbonato e il servizio che offre è valido», anche se «vanno poi fatte le debite considerazioni in ordine agli asset strategici».
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