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Quando ad essere accusato di omofobia era Luca Bottura
Oggi 07-09-25, 18:50
Essere Luca Bottura, un compito per niente semplice. Si sa che il politicamente corretto è nemico storico della risata. L'autore satirico più amato dalla sinistra, però, si è scelto l'ingrata missione di provare a far ridere e al tempo stesso essere inflessibile sacerdote del verbo woke. Per riuscirci, ça va sans dire, è d'obbligo prendersela solo con una parte. Eh, sì, quella parte non è la sinistra. Così ecco che nel mirino dell'uomo che fa sbellicare Marianna Aprile e Luca Telese a «In Onda» finiscono quotidianamente donne e uomini politicamente o culturalmente di centrodestra con il solito corollario di epiteti «simpaticamente» offensivi. Una delle sue prove di satira preferite è dare dell'«omofobo» in giro: Viktor Orban, Roberto Vannacci, Mario Adinolfi e così via. Su X, dove tutto vede e tutto commenta con urticante sarcasmo, ama contestare dove può l'utilizzo di «un epiteto omofobo» . Ma è sempre andata così? Nel curriculum di Bottura c'è un «incidente» che potrebbe aver aumentato la sua sensibilità sull'argomento. Correva l'anno 2006 e il «Genitore 2 di Splendida cornice», come ama descriversi su X, era il promettente animatore della rubrica «Controcrampo» sulle pagine dello Sport de «L'Unità» all'epoca diretta da Antonio Padellaro. Nell'edizione di lunedì 6 febbraio, a due mesi dalle elezioni politiche poi vinte di strettissima misura dalla litigiosissima Unione di Romano Prodi, Bottura allietava i divertiti palati dei suoi lettori con un articolo dal titolo «Gaucci vuol farla franca e fonda Forza Perugia». Tra le freddure calcistiche compariva anche una digressione sull'attualità politica e l'autore satirico di «In Onda» scriveva: «Ore14.30 Nuove conferme alla candidatura di Vladimir Luxuria per Rifondazione alle prossime politiche. Già pronto anche uno slogan elettorale molto autoironico:"Vladimir Luxuria candidato con Rifondazione. Che culo"». Chissà se il Bottura di oggi avrebbe rimproverato al Bottura dell'epoca di aver utilizzato «un epiteto omofobo» in questo caso. Quel che è certo è che questa connotazione la diede la diretta interessata: Vladimir Luxuria, infatti, prese carta e penna per lamentarsi pubblicamente col giornale fondato da Antonio Gramsci. «Mi meraviglia leggere queste battutacce che non si sentono più nei bar nello sport e nei film di Natale - scrisse la futura parlamentare di Rifondazione Comunista - già altri mi hanno insultata riducendo tutta la mia personalità all'ossessione di quella parte anatomica». Concluse Luxuria: «mi stupisce che anche L'Unità cavalchi l'onda dell'humor omofobo, gretto, che non fa più ridere nessuno». La lettera fu pubblicata il giorno successivo col titolo «Luxuria "Stupita dall'Unità"». Accusato di «humor omofobo» dalla futura prima transgender in un Parlamento europeo, Bottura reagì alla Fonzie, senza riuscire a pronunciare la parola «scusa» esplicitamente. «Leggo che Vladimir Luxuria si è risentito per una battuta apparsa nel Controcrampo di ieri e che gli suggeriva un paradossale slogan elettorale», scrisse l'umorista. «Mi dolgo che l'abbia preso come un attacco omofobo» aggiungendo che non valeva «la pena trincerarsi, come sarebbe giusto, dietro al diritto di satira». Insomma, lui non lo avrebbe fatto ma sarebbe stato legittimo appellarsi al diritto di satira di fronte alle proteste per una battuta controversa: prendano appunti le vittime del "tribunale" del politicamente corretto sempre aperto da quelle parti. «Se Vladimir si è offeso, me ne dispiaccio. Ma penso che, in una lista di priorità, farebbe meglio a occuparsi di chi spernacchia un governo Prodi-Luxuria», scriveva ancora Bottura. Ai più attenti non sarà sfuggito un dettaglio: mentre Luxuria si firmava al femminile e anche il titolista inseriva «Stupita», il Genitore 2 di Splendida Cornice le replicava per ben due volte rivolgendosi con il maschile. Immaginate cosa avrebbe twittato il Luca Bottura di oggi se una risposta del genere, dopo una battuta di quel tipo riferita ad una transgender, l'avesse fatta un qualunque scrittore o giornalista non di sinistra.
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