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Quello sconto ai ricchi del Governo Draghi che il Pd votò senza fiatare
Oggi 09-11-25, 20:20
Chi critica il governo di Giorgia Meloni per lo "sconto sulle tasse" ai ricchi spesso non ricorda quel che fece l'esecutivo guidato da Mario Draghi. Nel 2021 l'ex governatore ḍella Banca d'Italia riuscì da Palazzo Chigi a ritoccare tre aliquote Irpef. La prima, quella del 41% venne cancellata. La seconda, del 38% sui redditi compresi tra 28 e 50 mila euro, venne abbassata di 3 punti, portandola al 35% attuale. La terza aliquota, quella tra 15 e 28 mila euro lordi di entrate, venne ridotta dal 27 al 25 per cento. Producendo un beneficio di 765 euro. E a guadagnarne furono soprattutto i redditi più alti perché non venne messo un tetto-limite ai 200 mila euro di guadagni annui come ha fatto adesso il Governo Meloni. Che, con la Manovra, farà scendere dal 35% al 33% la tassazione sui redditi da 28 mila a 50 mila euro (circa 2.400 euro netti al mese). Producendo un risparmio pro capite di 440 euro. Quindi il regalo ai ricchi lo fece l'esecutivo presieduto da Draghi. Il Partito democratico e il Movimento Cinquestelle, che ora salgono sulle barricate, votarono in silenzio. La coalizione di maggioranza sostenne il premier. Il provvedimento entrò in vigore con la Legge di Bilancio 2022. Votò contro all'epoca proprio Fratelli di Italia di Giorgia Meloni e, da sinistra, Nicola Fratoianni e i fuoriusciti dal M5s che contestavano l'abbraccio di Beppe Grillo a Mario Draghi. Allora come oggi l'ufficio parlamentare di bilancio fece una serie di appunti alla Manovra. Ma Bankitalia non disse nulla a Draghi. La Cgil organizzò uno sciopero, il 16 dicembre (di giovedì e non di venerdì), prima che fosse inserito un maxi emendamento con lo sconto Irpef su redditi poveri e su redditi ricchissimi. Per poi prendersi il merito, a sciopero concluso, dello sconto ai redditi bassi, restano muto su quello ai Paperoni d'Italia. Resta, quindi, il dubbio che le critiche di alla nuova Legge di Bilancio, che punta a ridurre la pressione fiscale per milioni di italiani, siano politiche e non basate su fatti concreti.
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