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Rebus Regionali per Schlein, Calenda scarica Ricci e sostiene Acquaroli
Oggi 03-07-25, 07:47
L'uomo che è riuscito a diventare l'ologramma di se stesso guarda con impazienza il telefonino ogni cinque minuti. Aspetta il via libera da un momento all'altro, ma, per la cronaca, Elly Schlein continua a fare la «sciantosa» e lo lascia sulle spine. «Un dettaglio, ormai siamo certi», bofonchiano dallo staff di Eugenio Giani, anche detto il Presidente mobile, nel senso che copre più chilometri lui di un treno interregionale. Questa volta se la sono vista brutta: l'ultimo tentativo di detronizzarlo è stato serio, la segretaria non era per nulla convinta di «benedirlo». C'erano già pronte a scaldarsi le alternative:Marco Furfaro ed Emiliano Fossi. Alla fine, il Pd si è arreso al suo sfrenato attivismo; una fatica immane sostituirlo e mettersi contro le decine di sindaci che si erano già immolati a Giani. Lui ha scansato anche l'ultima mina: le dimissioni, a causa di un'inchiesta, della sindaca di Prato, Ilaria Bugetti: «Non era una sua fedelissima». Sarà il candidato del campo largo alla sua successione; questione di tempo, quando la segretaria del Pd si ricorderà dell'incombenza. Campo largo poi, per modo di dire, perché all'appello manca ancora il M5S, che conti alla mano ha più possibilità di far scattare il seggio in una corsa solitaria. Probabilmente non ci sarà neanche Renzi, o meglio è probabile che i candidati di Italia Viva corrano in una lista riformista senza simboli di partito. Inoltre, c'è la grana scoppiata a Pisa, dopo la denuncia dell'ex parlamentare Stefano Ceccanti; congresso sospeso e federazione di fatto commissariata. Nella città della Torre è in corso una faida tra maggioranza e riformisti; l'area Schlein vorrebbe impedire il terzo mandato al Presidente del Consiglio regionale toscano, Antonio Mazzeo, esponente di rilievo della minoranza. Quanto a Giani, i bene informati che passeggiano intorno a Palazzo Vecchio prevedono che, se non l'hanno potuto sostituire, ora cercheranno di circondarlo. Ovvero, il Pd schleiano farà di tutto per attorniarlo con compagni di viaggio di comprovata fede, per evitare che Eugenio faccia ancora una volta di testa sua. Nessun problema per lui: viene da antica scuola «socialista», dice di sì a tutti, salvo poi dimenticarsene; troppi impegni presi e non sempre convergenti. «Ha gabbato tutti; figuriamoci se si intimorisce di Emiliano Fossi (il segretario regionale dem)», prevedono i giornalisti che da anni seguono i suoi massacranti tour in lungo e in largo per la Toscana. Compleanni, feste di paese e gare sportive: i temi prevalenti della sua agenda di giornata; in poche parole, conosce tutti. Le elezioni, secondo il Presidente, dovrebbero essere previste il 12 o il 19 ottobre; insomma, manca poco. Se a Firenze la situazione sembra più tranquilla, ad Ancona le acque sono improvvisamente più agitate. O almeno per il «rieccolo», ovvero Matteo Ricci, già sindaco di Pesaro e attuale eurodeputato in «vacanza» premio nelle Marche. Brucia il «niet» di Carlo Calenda: «non sosterrò né Matteo Ricci né Francesco Acquaroli». La situazione dentro Azione sembra ancora più complessa: nel direttivo regionale, il sostegno al candidato del centrodestra era sostenuto da tredici componenti, con una sola astensione. Se il segretario Calenda non presenterà liste, sembra comunque evidente che la maggior parte del partitosi mobiliterà peril Presidente uscente, che ieri ha ricevuto il sostegno di Roberto Mancini. Per il candidato del campo largo, il leader di Azione ha già composto una sorta di epitaffio: «Ricci? Un renziano che si è buttato a sinistra». Un'imprecisione: l'ex sindaco di Pesaro, in realtà, è stato il migliore amico di tutti i segretari del Pd.
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