s
     
                                                Riforma della giustizia: arriva l'ok definitivo, al via la partita referendum. Meloni: "Nessuna conseguenza sul governo"
                                
                                Ieri 30-10-25, 22:24                            
                                                            Scambi di abbracci sui banchi del Governo e senatori del centrodestra in piedi ad applaudire l'ok definitivo del Parlamento alla riforma della Giustizia. L'Aula del Senato approva in quarta e ultima lettura il ddl costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati con il voto compatto della coalizione di governo. I 112 voti favorevoli danno così il via libera a uno dei pilastri del programma del centrodestra - in quota FI - e aprono ufficialmente la campagna per il referendum confermativo. La premier Giorgia Meloni non è in Aula, ma sui social sottolinea il "traguardo storico". "Ora la parola passerà ai cittadini", è l'invito della presidente del Consiglio. Che, in serata, intervistata dal Tg1, torna su un passaggio politico cruciale per la legislatura, ossia l'appuntamento con le urne atteso tra marzo e aprile. Il referendum - spiega - "credo che debba essere una consultazione sulla giustizia. Intanto perché non ci saranno in ogni caso conseguenze per il governo. Noi arriveremo alla fine della legislatura". Così la premier esplicita la posizione filtrata nei giorni scorsi da diversi esponenti di FdI e che si riassume così: il referendum non sarà sul governo. Assicurando di voler restare salda al timone di Palazzo Chigi a prescindere dall'esito della consultazione, Meloni detta già la linea per affrontare la campagna elettorale: "Chi pensa che nella giustizia va tutto bene voterà contro la riforma, quindi voterà no, e chi pensa che invece possa migliorare voterà a favore della riforma e quindi voterà sì". Insomma, la riforma, per Meloni, è "un passo importante verso un sistema più efficiente e vicino ai cittadini" e così va comunicata. Dopo le dichiarazioni infuocate sulla Corte dei Conti, la premier abbassa i toni. Esprime "disaccordo" con il sindacato delle toghe, che non è "mai stato favorevole a qualsiasi riforma". E aggiunge: "L'idea dell'Anm è che tutto va benissimo. Non è l'idea che ne abbiamo noi della giustizia e probabilmente neanche quella che ne hanno i cittadini". Intanto, i capigruppo di centrodestra hanno già cominciato a raccogliere le firme dei parlamentari per la richiesta del referendum. A premere sull'acceleratore è soprattutto Forza Italia, che esulta per una "giornata storica" con la festa in piazza Navona e si prepara alla battaglia lanciando già i comitati per il 'sì'. Tuttavia, in vista di una campagna referendaria da mettere ancora a punto, non mancano accenti diversi tra gli alleati. A gioire, in primis, gli azzurri. In Aula, in dichiarazioni di voto, Pierantonio Zanettin parla dal seggio che fu di Silvio Berlusconi. La dedica di tutto il gruppo di FI è proprio per lui, che - spiega il senatore - "per primo ha voluto inserire nel programma del centrodestra la separazione delle carriere". Il segretario Antonio Tajani è in missione in Africa, e da lì scrive: "Realizziamo il sogno di Berlusconi". A intervenire è anche la figlia del Cavaliere, Marina, che in una nota plaude all'approvazione. "Ci sono vittorie - scrive - che arrivano tardi, forse troppo tardi, ma che restano grandi e decisive. Quella di oggi è la vittoria di mio padre". E mentre anche a Milano si celebra "un passo avanti importante per la democrazia e per la verità in questo Paese", nel flashmob organizzato a Roma domina la gigantografia del fondatore di FI. Sotto la foto di Berlusconi, lo striscione che recita: "Grazie a Forza Italia una giustizia giusta". Decine di militanti e parlamentari ricordano il Cavaliere tra le bandiere del partito, ma non si vedono esponenti di Lega e FdI. Che si limitano a una dichiarazione congiunta dei capigruppo di maggioranza. Si vedono però le foto di Enzo Tortora e Beniamino Zuncheddu. E in piazza c'è anche qualcuno delle "vittime della mala giustizia" invitate da FI a seguire l'approvazione in Aula: da Diego Olivieri a Antonio Lattanzi. Il discorso sulle "vittime" e la ricerca di testimonial efficaci sono le prime armi messe in campo da FI per la campagna referendaria. Mentre Tajani detta la linea: "Una giustizia al servizio del cittadino, non contro i magistrati. Non sarà certamente una scelta a favore o contro il governo, ma sarà una scelta sul testo della riforma". Parole che tengono fuori le sorti del governo da una sfida che è Forza Italia a combattere in prima fila. A escludere un 'referendum sul governo' è anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, esponente di FdI. Che, mentre promette un impegno in prima persona nella corsa referendaria, dichiarandosi pronto a un confronto tv con Cesare Parodi dell'Anm, avvisa: "il dibattito sul referendum venga mantenuto in termini pacati e non venga politicizzato". E, a chi gli chiede se quella di oggi sia una vittoria dedicata a Silvio Berlusconi, risponde: "No, è una vittoria dedicata alla democrazia, a una idea liberale della giustizia". Intanto, Matteo Salvini lancia lo slogan: "Fuori la politica e le correnti dai Tribunali, ora prepariamoci a vincere il referendum".
CONTINUA A LEGGERE
                            
                                                     6
                            0
                            0
                        Guarda anche
Il Tempo 
            
                
                Ieri, 22:55
        Nessun gol nel posticipo, finisce 0-0 Pisa-Lazio
Il Tempo 
            
                
                Ieri, 21:29
        
 
                        
             
                        
             
                        
             
                        
            