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"Scavi intorno alla Torre dei Conti. Perché non è stata puntellata?"
Oggi 06-11-25, 08:19
«Ha accompagnato Roma nelle sue varie stagioni, Claudio Strinati. Storico dell'arte, divulgatore, sovrintendente del Polo museale romano dal 1991 al 2009. Dell'area del crollo conosce ogni pietra: «È di una delicatezza estrema: lì accanto c'è stato lo scavo della metropolitana e molti altri interventi, tutti eccellenti. Però non escludo che il monumento sia stato sollecitato da attività di ricerca o di restauro. Forse la Torre dei Conti, così fragile, aveva bisogno di qualche provvidenza ulteriore: puntellamenti, rafforzi, strategie preventive, può darsi che sia sfuggito qualcosa. Può darsi che le circostanze abbiano provocato un danno imprevedibile: ma la mia è solo un'ipotesi dilettantesca. L'esperienza deve spingere gli esperti ad ampliare le indagini per prevenire altri danni futuri, specie dopo gli scavi della Metro C, arrivati molto vicino alla Torre». Professore, ritiene possibile una correlazione tra i lavori della Metro C e il crollo? «Qualche tempo fa fui autorizzato a visitare il cantiere. Vidi un rispetto assoluto delle norme di sicurezza. Però non possiamo sapere se ci siano state conseguenze collaterali. A volte accadono fatti imprevedibili che sfuggono al controllo. Per questo serve un'indagine approfondita. Durante lo scavo lungo via dei Fori Imperiali i tecnici puntellarono monumenti fragilissimi come la Basilica di Massenzio, e infatti stanno benissimo. Gli scavi In passato la Torre ospitava anche uffici del Comune e un archivio. Le risulta? «Non rientrava nelle mie competenze, ma ricordo anch'io quell'uso. Da non addetto ai lavori posso dire solo che forse il cantiere poteva essere puntellato meglio. Si sarebbe forse salvata una vita. Però, davanti a una morte e all'incertezza sulle condizioni dell'altro operaio, bisogna essere cauti, servono dati precisi. Fa male pensare che sia accaduto in un cantiere destinato al benessere di tutti. Mi auguro che i sindacati colgano l'occasione per chiedere più sicurezza sul lavoro». Sono previsti altri interventi su edifici "a rischio". Non sarebbe il caso di un monitoraggio costante? «È un problema eterno. Il monitoraggio si fa, eccome. Ma in futuro bisognerà farlo meglio». Le è mai capitato di trovarsi davanti a situazioni così delicate? «No. Io ero sovrintendente alle Belle Arti, non ai monumenti architettonici. Le mie competenze riguardavano scultura, pittura, decorazione e museografia. Occuparmi della stabilizzazione sarebbe stato invadere un campo non mio». Il professor Andrea Carandini propone di riunificare tutte le competenze in un'unica sovrintendenza statale. Lei è d'accordo? «Non solo d'accordo, ma sostenitore da sempre. Naturalmente realizzarlo è complesso, ma la tesi dell'unitarietà della direzione artistica della città di Roma l'ho sempre condivisa. Anni fa feci parte di una commissione con Comune e Ministero: io, il presidente Volpe e altri sostenevamo la necessità di compattare la gestione di tutti i comparti delle Belle Arti in un'unica autorità». E com'è andata a finire? «Si riconobbe che sarebbe stato bellissimo, ma la tradizione amministrativa ne rese improbabile la realizzazione. Tuttavia l'idea resta valida: la condivido con Carandini, anche se so che sarà molto difficile». Ricorda i pini iconici di Largo Corrado Ricci, immortalati da Roesler Franz e poi abbattuti per gli scavi? mancano? «Sì, certo che mi mancano. Ma davanti a simili tragedie...»
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